Situata
a circa un'ora e mezza da Marsa Alam in direzione
sud, la località di
Shams Alam
(dall'arabo "sole famoso") si affaccia
su una baia che nasconde stupefacenti segreti. La
tradizione vuole che qui viva il
dugongo,
mammifero marino dalle sembianze di sirena. E' sfuggente
e non é prevedibile. C'é chi sostiene
di averlo visto alle sei del mattino, all'alba,
sul lato sinistro; chi di averlo incontrato a metà
mattinata sul lato destro, sotto il pontile; chi,
addirittura, di notte ne ha sentito il soffio, l'aria
che il sirenide emette quando sale in superficie
per respirare. Chiamato anche "mucca di mare",
il dugongo é un animale leggendario, a grave
rischio di estinzione. Si dice che in tutto il Mar
Rosso ne siano rimasti solo 14 esemplari. Ma é
allo stesso tempo una leggenda, perché pochi
hanno avuto il privilegio di imbattersi in lui.
Dubbi su dubbi s'insinuano nella mente di coloro
che non hanno ancora avuto la fortuna di vederlo
brucare in queste acque. Tutta la costa sud egiziana,
nei dintorni di Marsa Alam, é attraversata
dalla sua presenza. La sua fama lo precede. Le narrazioni
di coloro che il destino ha premiato con la sua
apparizione, accrescono la curiosità, lo
scetticismo, l'invidia. Contribuiscono ad incrementarne
la leggenda.
Il basso fondale della baia di
Shams Alam
é ricoperto di un tappeto d'alghe e di posidonie,
habitat perfetto del dugongo. Ma quando ci si immerge
nelle prime ore del mattino, nel tepore di un'acqua
dalla visibilità eccezionale, si trascorre
ore ad osservare le
tartarughe marine
stanziali che rompono i coralli, fameliche; i
trigoni
a macchie blue che si muovono convulsamente
nell'erba soffiando sabbia dalle branchie; le grosse
razze che scandagliano il fondale
alla ricerca di piccole prede. Un pò più
al largo, s'incontra una strabiliante barriera corallina,
pulsante di vita.
Calamari in gruppo
aprono la strada agli apneisti, con fare da gnorri!
Murene che sbucano improvvisamente
da sotto una roccia e attraversano "la strada"
per rifugiarsi nella tana dall'altra parte. E se
si é tenaci, la ricompensa sarà una
maestosa
aquila di mare, nera,
puntinata, che a prima vista appare grande come
una manta. Veleggia da un corallo all'altro per
cibarsi e il rumore del becco che spezza le spore
é musica, canto del mare. Sulla battigia
dalla sabbia scura, i
dromedari
vengono a bagnarsi, a rinfrescarsi dal caldo arido
del deserto. I venti torridi soffiano con prepotenza.
Clima per uomini duri. Come i
beduini,
che abitano queste terre inospitali. Si spingono
sui coralli, con la bassa marea, a pescare e a raccogliere
frutti del mare. Gli
aironi bianchi
passeggiano nell'acqua, vigili, e si lasciano avvicinare
solo quando tutto intorno é pace e assenza.
Sono solitari, alquanto snob nella loro altezzosa
eleganza.
E' impossibile prevedere cosa capiterà di
vedere, ogni giorno é una sorpresa. Fino
al paradosso di non sapere esattamente in cosa ci
si é imbattuti. Come quando un enorme pesce,
scuro e sottile, si materializza da lontano. Un
incrocio tra un grande barracuda e uno squalo di
reef. Alla fine, si arriva alla conclusione che
si tratti, con molta probabilità, di una
grande
remora che ha perso il suo
animale ospite. E quale potrebbe essere, viste le
dimensioni....? La leggenda, la leggenda....!
Dalla riva una lingua di sabbia immacolata
appare all'orizzonte. E' l'isola di
Wadi
Gimal (o Wadi el Gimal), la "valle
dei cammelli". Istituita Parco Nazionale, quest'area
protetta si estende per cento chilometri di coste
ornate di palme tropicali, baie di mangrovie e spiagge
bianche. I sessanta chilometri di
wadi
in profondità si addentrano nel Deserto Orientale.
L'escursione in barca raggiunge siti di snorkeling
dove si annunciano
aquile di mare
in coppia,
tartarughe,
murene,
serpenti di mare e
altre amenità sottomarine.
Dirigendosi a nord lungo la costa, si giunge a
Port
Ghalib, luogo di partenza per un tour in
barca che ha dell'incredibile. A venti minuti dalla
costa, la prima sosta é in località
Marsa Shuna. Una breve discesa in apnea
e si scovano i
polpi, i
pesci pietra e i
pesci coccodrillo
nascosti negli anfratti rocciosi. L'ultima tappa
é a ridosso della costa, a
Marsa
Mubarak. Il panorama non é edificante:
sulla spiaggia sta sorgendo un mega resort che deturpa
la visuale. Ma il mare é una piscina. E immergersi
qui, a pochi metri dalla riva, vuol dire nuotare
per ore con impressionanti
tartarughe oceaniche,
che setacciano il fondale erboso, scortate da gigantesche
remore gialle che si attaccano al carapace e al
ventre. Vengono a respirare con regolarità
emergendo con il becco in superficie per poi rituffarsi
in quest'acqua di cristallo. Enormi
razze
e
sogliole tropicali sbucano dalla
sabbia sollevando un polverone che annebbia. Piccole
murene bianche sono adagiate sul
fondo, sorprese fuori tana e, infine, ma non in
ordine d'importanza, questa baia é l'altro
luogo d'elezione del...
dugongo!
Cercarlo e non trovarlo, é una beffa del
destino? E vederselo di fronte all'improvviso, é
solo casualità? Ma, ci si chiede, esiste
davvero?
La leggenda continua.