La battigia si anima dello zampettare degli uccelli marini.
Le egrette e i gabbiani approfittano della bassa marea per infilare il becco
nel bagnasciuga alla ricerca di piccoli pesci. Il mare si ritira al tramonto,
abbandonando sulla sabbia bagnata decine di granchi che affondano le chele nella
rena fangosa. E' un fiume che scorre, luccicante dei riflessi rosati dei carapaci
inondati dalla luce iridata del sole che digrada all'orizzonte.
L'aquila pescatrice, allora, plana sulle palapas di
foglie di palma intrecciate. Ha la preda tra gli artigli, il pasto della sera.
Un pesce di proporzioni enormi giace trafitto tra le grinfie del predatore che
scende in picchiata dal cielo e non lascia scampo. Si guarda intorno, sospettosa,
gira la testa a scatti, nervosamente. I suoi occhi penetranti, venati del giallo
dell'oro, osservano tutto intorno il muoversi delle persone che cautamente,
silenziosamente, si avvicinano per fotografarla. Lei le ha già viste,
le ha viste da un pezzo, ma fa finta di niente. Non le teme. Nella gerarchia
della natura, lei è in cima, all'apice della catena alimentare. E non
ha paura di niente e di nessuno.
La stupefacente baia di Berenice si apre a mezzaluna su una
laguna tremula, increspata dalla calura e dal vento torrido del deserto. L'acqua
di un azzurro fluorescente avvolge come un caldo liquido amniotico quando ci
s'immerge per farsi accarezzare gentilmente. E' come bagnarsi di un'abluzione
rituale prima di entrare nel tempio sacro del Mar Rosso egiziano. Perché
ciò che appare agli occhi dei fedeli che attendono alle cerimonie liturgiche
di questo minareto sottomarino, ha la solennità visionaria di una preghiera
accorata.
Il Big Reef è come la muraglia cinese, alta, austera,
imponente. E' frastagliata delle gemme preziose di formazioni coralline dai
colori accesi e accecanti. Solo pochi centimetri d'acqua ne separano il cappello
dalla superficie, eppure l'agile squalo limone ci c'infila
senza problemi dopo aver scandagliato freneticamente il fondale ed essersi arrampicato
sulla parete del reef. Un reef a ferro di cavallo, che abbraccia avvolgente
tutta la laguna. La protegge dai marosi d'alto mare, ma non dai suoi abitanti,
che s'intrufolano a curiosare, come infiltrati, come agenti segreti. La tartaruga
Caretta caretta viene a nutrirsi e a respirare l'atmosfera delle madrepore
scintillanti e semprevive, il pesce Napoleone si contorce scompostamente accecato
da una fitta nube nera, estrema disperata difesa di una seppia che si defila
velocemente, salva.
Il Baby Reef, di fronte alla spiaggia, è la nursery
di Berenice. Lussureggianti giardini di anemoni di mare ondeggiano indolenti
nella risacca, allungando i tentacoli molli, asilo nido dei piccoli dei pesci
pagliaccio. Murene fuori tana, trigoni a macchie blu, nudibranchi ballerini
giocano a nascondino tra le spore corallifere. Ci si perde di stupore, ci si
distrae di meraviglia tanto che la lieve corrente trascina al largo, lungo lo
stupefacente Banana Reef. Solo il rumore di un motore che si
avvicina riporta bruscamente al desolante senso di realtà. E' il lifeguard dell'hotel, che redarguisce aspramente i nuotatori che si sono spinti troppo
oltre, quando la bandiera issata sventola sulla spiaggia del rosso del divieto
di balneazione o quando qualcuno sconfina sul tappeto di coralli emersi al ritirarsi
dell'acqua in bassa marea. Ecoresort, tutela dell'ambiente, attenzione maniacale
alla protezione delle specie endemiche dalla disattenzione e dalla goffaggine
dei turisti.
Più in là, Paletti di legno conficcati nel fondo
marino delimitano una zona di un pontile iniziato e mai terminato. I "baletti",
come dicono gli egiziani! E' un microcosmo speciale, l'habitat di razze
leopardo e pastinache dalla coda lunga che si corteggiano. E' il mondo
degli squali chitarra, mimetizzati nella rena candida, che
al minimo rumore scattano veloci lasciandosi dietro una nuvola di granelli di
sabbia dorata. E' il rifugio delle tartarughe embricate, che
trovano riparo sotto il cappello dei coralli ombrello.
L'escursione in barca a Sataya Kebir, poco distante, suggella
definitivamente il senso di meraviglia quando nella trasparenza assoluta dell'acqua
appare una macchia bianca come la neve che riluce. E' una manta,
di pancia, che distende le ali come se si stiracchiasse appena sveglia. Nuota
sul dorso, al contrario, con le remore marmoree che la liberano dalle briciole
della colazione appena consumata. Un banco di grandi barracuda striati in formazione si muove all'unisono a spirale, come a corteggiare la
Manta birostris tutt'intorno. I primi delfini Stenella appaiono
in coppia. Due adulti, fianco a fianco. Si strusciano, si accarezzano, si toccano.
Poi, piano piano, comincia il rito d'amore, un accoppiamento dolce, ritmato,
ripetuto, lì, davanti agli sguardi attoniti ed indiscreti degli apneisti
incantati. Sono dieci, venti alla volta, un mare di delfini, gioiosi, divertiti,
scherzosi. Lanciano gridolini acuti che si propagano ad onde sonore come canti
d'amore che conquistano il cuore.
La notte la jeep attraversa piste sterrate buie e scivolose. Notte senza luna,
solo le stelle illuminano la volta celeste. L'AstroTour spiega,
racconta le costellazioni zodiacali, le indica al raggio laser. La Bilancia
splende, l'Acquario sale, lo Scorpione scende. Saturno appare circondato di
luce circolare. Il Signore degli Anelli si palesa al telescopio per l'incredulità
stupita dei presenti. La notte delle stelle nel deserto.
Dal balcone della splendida stanza del Lahami Bay Beach Resort ci si affaccia quando il sole tramonta. Si resta in contemplazione davanti al
panorama della baia a mezzaluna che amoreggia con il cielo stellato. Tutto intorno
è calma, è silenzio, rotto soltanto dal suono lieve dello sciabordio
del mare che si genuflette orante in direzione del deserto immenso, profeta
di pace e sposo devoto della ieratica, sensuale, ammaliante Berenice, regina
d'Egitto.