Arrivando in Mozambico
via terra dal Sudafrica, l’impatto è sconcertante.
Già le pratiche doganali per il visto d’ingresso
catapultano il viaggiatore in una dimensione di caos,
dove tutti si riversano disordinatamente agli sportelli
senza la minima concezione di file o precedenze acquisite.
Trovare gli sportelli di per sé è un’impresa,
dato che nessuno accenna minimamente ad indicarli. Dopo
aver schivato qualche ragazzino che si prodiga a voler
“aiutare” i turisti in transito, nella speranza
di ricevere un minimo compenso, la strada verso Maputo,
la capitale, tradisce subito le sue caratteristiche di
pista polverosa e piena di insidie, mettendo alla prova
anche il più esperto dei guidatori. A tratti il
percorso si rivela un vero e proprio rally, nell’instancabile
e continua sfida ad evitare buche grandi come crateri.
E pensare che la EN 1, che prosegue fino a Vilanculos
e oltre, è l’unica strada asfaltata di tutto
il paese. Asfaltata, si fa per dire…!
I numerosi lavori in corso costringono spesso a deviazioni
su piste di sabbia rossa, che si snodano tra maestosi
baobab e altri non meglio identificati materiali che vanno
in fumo, bruciati periodicamente per creare terreno di
nuove colture o per eliminare i rifiuti.
I lati della strada sono disseminati di fascine di legname,
ordinatamente preparate, poveri mezzi di riscaldamento
per la notte, accesi nelle aie antistanti le capanne.
Un poco di calore, a scaldare le fredde notti dell’inverno
(la nostra estate) per un breve lasso di tempo, fino a
quando dura….
La strada è la vita. La gente cammina in mezzo
alla pista polverosa, a volte venendoti incontro, in un’incomprensibile
tendenza al gusto di sfidare la velocità di chapas,
auto o fuoristrada. A rifletterci bene tuttavia appare
chiaro che la strada è il solo luogo delle “possibilità”,
degli “accadimenti”, quando si attraversano
piccoli villaggi dove l’unico posto per sedersi,
ad aspettare un autobus o a vendere frutta e noci, è
la nuda terra.
Le donne mozambicane si muovono come giraffe. Sinuose,
si accollano l’onere di caricarsi sulla testa pesanti
secchi d’acqua e lunghissime fascine di legna in
un equilibrio invidiabile e inspiegabile, sfidando le
leggi della fisica. Sulla schiena portano i bambini, assicurati
al loro corpo da teli colorati legati sul davanti. E i
bambini, così avvolti alle loro mamme, non piangono,
non piangono mai.
Le donne del Mozambico guardano dritte negli occhi. Non
sorridono, fissano con sguardi duri, implacabili, a volte
astiosi, o almeno così appare al viaggiatore occidentale
che li interpreta col parametro del proprio disagio, con
l’imbarazzo dell’individuo del mondo ricco
che attraversa uno dei paesi più poveri del pianeta
(anche se oggi ha una delle economie in più rapida
espansione dell’Africa sub-sahariana).
Il Mozambico è il paese con il tasso di mortalità
infantile (sotto i 5 anni d’età) più
alta al mondo e dove l’aspettativa media di vita
si attesta sui 45-50 anni.
Nei villaggi svettano grandi cartelli sulla malaria, con
l’invito a lasciarla fuori della zanzariera, e sull’AIDS,
i due flagelli
che decimano la popolazione.
Ma un popolo che è uscito da pochi anni da una
devastante guerra civile, dove ha dovuto combattere contro
un movimento armato, Renamo, finanziato dai governi dell’apartheid
sudafricano, un paese devastato da catastrofi naturali,
quali l’inondazione del 2000 che ha provocato danni
inestimabili e migliaia di morti, è un popolo orgoglioso.
E se a noi non piace la mancanza di compiacenza e la serietà
ci appare sinonimo di ostilità, forse dovremmo
rivisitare alcuni giudizi dettati dai nostri preconcetti
e arricchirci di altri strumenti, quali la conoscenza
e il rispetto per l’alterità.
Il Mozambico è un paese difficile, dai forti contrasti.
E’ un paese ancora non addomesticato, autenticamente
selvaggio e provoca sentimenti forti.
E’ difficile viaggiare in Mozambico. Lo si odia
spesso per gli ostacoli, la fatica e la lentezza esasperante
che ci irrita, noi ormai conformati a ritmi di vita frenetici
e innaturali.
Ma lo si ama quando lo si lascia, perché entra
nel sangue e ci si sorprende a provare nostalgia di quella
lentezza così indolente, così avvolgente…
Ci si sorprende a provare quella nostalgia di
cose vere.
Vere come il Mozambico.