"No tourists". E' questa
la sconfortata e più diffusa espressione
che prevale nel vociare confuso e allegro del
Suq di Sana'a. I gestori delle bottegucce del
luccicante mercato della città vecchia,
invitano i rari volti stranieri a guardare le
loro mercanzie. Magici oggetti di antiquariato,
come ampolle d'argento finemente lavorate per
il trucco con l'henné; gioielli di pietre
semi preziose, che i venditori scaldano con l'accendino
a prova della loro autenticità; istoriati
djambya, i pugnali ricurvi infilati in
scintillanti cinture, che ogni uomo yemenita esibisce
con orgoglio alla cintola, simbolo sociale di
virilità e rango; pashmina miste
a seta per drappeggi e scialli pregiati, che avvolgono
voluttuosamente i segreti corpi femminili. Il
profumato ed inebriante mercato delle spezie,
giallo, rosso, ocra. Cardamomo, peperoncino, curry
e cumino. "No tourists", spiegano i
ragazzi delle viuzze del mercato, "da due
anni non ci sono più turisti nello Yemen",
da quando cioè le cronache occidentali
si sono riempite di notizie allarmanti su attentati
e rapimenti. E di questi ultimi la motivazione
principale é sempre dettata dalla necessità
di un nuovo generatore per la precaria elettricità
o per la costruzione di un ospedale. E pensare
che i sequestrati, mezzo di pressione nei riguardi
dei governi dei loro paesi d'origine, alloggiano
in favolose case di sceicchi locali, serviti e
riveriti!
Nel loro sguardo, dolce e sorridente, traspare
una timidezza insospettata. Loro, gli uomini armati
di Kalashnikov, recentemente vietato
nella città di Sana'a e che puntualmente
riappare a tracolla appena fuori dalla capitale.
Il mercato dei ladri. Ma dove sono? La contrattazione
sul prezzo delle merci non crea quel senso di
inganno così diffuso nei numerosi luoghi
turistici finto-originali. Qui prevale l'autenticità
e l'onestà. Tanto da stupire un acquirente
distratto che aveva dimenticato il resto di un
pagamento, e che viene raggiunto da un commerciante
che glielo restituisce! Senso di sicurezza, senso
di protezione. Ma non sarà che sia un bene
che non ci siano turisti? O meglio, che ci siano
i turisti giusti, quelli che hanno l'anima, quelli
che sono ancora curiosi di contaminarsi con culture
altre ed ammirarle e rispettarle?
Lo Yemen é un luogo del mondo segreto e
affascinante, é la conoscenza di un altro
da sé assoluto e stupefacente, che appassiona,
che emoziona.
Nota agli antichi romani come "Arabia Felix"
(Arabia fortunata), lo Yemen é il paese
più meridionale della penisola arabica.
Il governo centrale, titolare di una democrazia
parlamentare, (che sarebbe meglio definire democrazia
"ereditaria" per la riconferma da oltre
trenta anni dell'attuale presidente Ali Abdallah
Saleh in procinto di preparare la successione
per il proprio figlio), é stretto fra le
istanze secessioniste del Sud del paese e il movimento
ribelle del Nord, afflitto da guerre intestine
tra tribù. La mancanza di uno stato di
welfare (la sanità é sostanzialmente
privata ed é gestita in modo "feudale",
con le udienze pubbliche dei capi tribù
che decidono di concedere o meno ai cittadini
comuni medicine e generi di prima necessità
a loro discrezione), la dipendenza dalle rimesse
finanziare dall'estero, la riconversione massiccia
delle aree coltivabili dalla coltura del caffè,
destinato all'esportazione e fonte di reddito,
a quella del qat (pianta masticata regolarmente
da tutti gli strati della popolazione e con effetti
euforizzanti, una droga leggera legalizzata) per
il mercato interno, il crollo della produzione
del petrolio, la grave carenza di infrastrutture,
prima fra tutte i sistemi fognari, fanno dello
Yemen un paese con gravi problemi sociali ed enormi
sacche di povertà.
E' una società ferma alla propria cultura
tradizionale, qualcuno l'ha definita Medioevo.
La struttura tribale é dominante. Sovrintende
alle relazioni familiari, basate sui matrimoni
combinati che garantiscono la continuità
del tessuto parentale e patrimoniale.
Le ragazze vengono scelte dalle donne della famiglia
per i figli maschi, che offrono una dote concordata.
In caso di divorzio, tutta la somma versata e
i regali dovranno essere restituiti all'uomo.
Gli incontri pre matrimoniali constano di tre
momenti diversi: quello verde, quello rosso e
quello bianco, in omaggio al colore dell'henné
che le future spose usano per ornarsi. Lo Ius
primae noctis si esplica nella prova della
verginità, che, se fallita, avrà
dure conseguenze per la ragazza. Essa verrà
ripudiata e cacciata di casa. La divisione degli
spazi all'interno delle abitazioni istituzionalizza
i rapporti gerarchici alla base della società.
Le case yemenite consistono di vari piani: il
pianterreno é occupato dagli animali, come
le pecore. C'é sempre una macina per la
lavorazione della farina, per la preparazione
del pane cotto a legna. (E' alla base della cucina
yemenita e ce n'é di vari tipi, ottimo
e fragrante come il taruk, che i fornai
offrono ai pochi turisti in cui s'imbattono.)
Il primo piano é adibito a salotto, mentre
il secondo è riservato alle donne e ai
bambini. La stanza della puerpera é di
esclusiva competenza femminile. Dopo il parto,
la neo mamma trascorre quaranta giorni in questa
stanza con il neonato, riceve visite dalla madre,
dalle sorelle, dalle amiche, e sta lontana dal
marito per tutto il periodo. I piani superiori,
infine, sono completamente riservati agli uomini.
In cima svetta il terrazzo, da cui lo sguardo
si perde in panorami spettacolari.
Ancora nelle zone rurali del paese molti istituti
arcaici sopravvivono, come il triste fenomeno
delle spose bambine. La legge civile é
largamente disattesa e ignorata per il prevalere
delle usanze tribali che privano le ragazze di
ogni diritto. Fino a dieci anni fa, all'apparire
della prima mestruazione, le adolescenti smettevano
di andare a scuola per essere indirizzate al loro
destino di riproduzione. Le incombenze più
faticose e più umili continuano ad essere
svolte dalle donne, come il lavoro nei campi e
la raccolta dell'acqua dai pozzi, spesso situati
a grande distanza dalle case abbarbicate sui pendii
delle montagne. E il massacrante metodo di trasporto
delle taniche sulla testa, con il solo aiuto occasionale
offerto dai muli, é rimasto immutato nel
tempo.
Eppure qualcosa sta lentamente cambiando. Oggi,
nelle città, le ragazze hanno accesso all'Università,
quelle che se lo possono permettere beninteso.
L'abbigliamento di velatura integrale, tipico
delle donne di origine araba, convive con più
graziosi e civettuoli foulard che appaiono meno
funerei agli occhi di un mero esercizio estetico.
Ma sappiamo che questa é una questione
culturale, di cui nessuno di noi coglie il vero
significato. E come con ogni sovranità
che si rispetti, anche in questo caso non é
concesso violarla o giudicarla.
Sono invece doverosi e intelligenti la valutazione
su quali luoghi di un paese evitare per la nostra
sicurezza e, al tempo stesso, il discernimento
tra il falso allarmismo di una propaganda pretestuosa
e la selezione personale delle occasioni possibili.
E' solo così, con il senso critico e l'autonomia
di pensiero, il superamento dei pregiudizi e la
curiosità per ciò che è diverso,
che si smentiscono tanti luoghi comuni, tante
idee preconcette e tante discriminazioni di maniera
e si verifica che solo con la conoscenza si arriva
alla verità.
Ed é ciò che questo paese, misterioso
e sorprendente, fascinoso e incantatore, regala:
magia pura.
Lo Yemen é degno dei viaggiatori del cuore.
E solo i viaggiatori di cuore sono degni di lui.
Paola Ottaviano