Oceano Atlantico e fondali vulcanici. Onde increspate dal vento, che soffia forte, impetuoso. La temperatura dell'acqua è raggelante, tonificante. Ventidue gradi di media in pieno agosto ed è la più calda dell'anno.
Tra gli anfratti delle rocce dell'house reef sbucano gli occhi indagatori dei polpi. Ti studiano, troppo intelligenti per farsi ingannare, ti scansano, troppo diffidenti per farsi ghermire. Eppure uno dei piatti più gustosi della cucina di Madeira è il polpo asado, una vera prelibatezza.
Il cavalluccio marino si mimetizza tra le rare alghe del fondo sabbioso, sabbia nera, ciottoli sminuzzati che riflettono come ghiaia argentata. Le anguille giardino allungano il collo e si guardano intorno. Sono come periscopi che si voltano tutto in tondo a osservare l'intero giro dell'orizzonte, come spie che al primo lieve movimento si ritirano repentinamente per tornare a nascondersi sotto la rena.
E' pieno di strane e bizzarre creature questo mare oceanico, il paguro bernardo eremita e il granchio freccia, il gamberetto pulitore dalla riga bianca e l'aragosta rossa di barriera, il vermocane e l'anemone viola. Il trigone tondo s'infila nella grotta. E' scuro lì dentro, ma i raggi di luce che penetrano dall'alto illuminano lo sbattere d'ali di questa pastinaca gigante. Il bianco delle sue pinne pettorali inscena una danza maliarda. M'inoltro nel buio della caverna, insensibile alle insistenze della mia guida subacquea che mi mette in guardia dal pericolo dell'aculeo che potrebbe colpire per difesa e provocare serie conseguenze.
Lei non si vede. Si fa desiderare. Madeira è uno dei pochi luoghi al mondo, ormai, dove poterla osservare. Una delle specie marine a più alto rischio di estinzione. Una rarità. Un fossile vivente. Non proprio. Non ancora. E' un mammifero marino di stazza notevole. Curiosa, scanzonata e giocherellona, partecipa della natura dei suoi parenti stretti, le otarie. E' territoriale, inquisitiva, dispettosa. Non si concede, così prendo la barca veloce per provare a stanarla a Piquinho, uno dei più bei siti d'immersione della zona di Caniçal. Quando il capitano raggiunge la stazione dei pescatori di lampuga, nello sbalordimento generale la foca monaca, lobo marinho nel gergo locale, è lì che gira, si contorce, esce con le narici fuori dall'acqua per respirare. Si diverte a far mostra di sé, si rovescia a pancia in su, il ventre bianco maculato. Che burlona! Inforco la maschera, infilo le pinne, mi voglio immergere per fotografarla, riprenderla. Non sento ragioni, voglio andare in acqua a tutti i costi. Sono in preda a un'impulsività furiosa, non mi voglio riconvertire a una razionalità pacata. Ma non si può, è illegale, le guardie costiere potrebbero intervenire e sanzionare il centro diving con multe salate. Non voglio mettere nei guai nessuno. La foca monaca è una specie protetta, e meno male! se no sarebbe già estinta. Poi, se ti capita di incrociarla casualmente sott'acqua, durante un'immersione, be', in quel caso, fai finta di niente, neghi l'evidenza e te la godi. Lì io me la godo dall'alto, dalla barca, dalla superficie. Ed è comunque puro spettacolo.
L'atmosfera all'Azul Diving Center di Caniçal è euforica, appassionata. Si disserta di incontri mozzafiato sott'acqua, di luoghi mitici della subacquea. Si parla di squali e viene fuori che qui a Madeira c'è un posto, un sito segreto, nursery dei piccoli di squalo. Tubarões caneja in lingua portoghese, smooth hound sharks in inglese. Che squali sono? Mai sentiti nominare, eppure ne ho visti di squali in vita mia! M'incuriosisco, scopro che sono palombi e qualcuno ne ha visti a decine, tutti insieme. Detto fatto, si organizza l'escursione per il giorno dopo.
Snorkeling trip a Praia Formosa, Funchal. Le onde ti scaraventano violentemente sulla battigia fatta di sassi, si guadagna il mare e ci infiliamo dentro un'insenatura del bastione roccioso. E' una grotta spazzata dal mare in tempesta. Nella risacca aziono la macchina fotografica, assecondo la marea, punto i piedi per non farmi sbattere contro la parete. E dopo qualche minuto mi ritrovo circondata da una cinquantina di squali, piccoli, medi, grandi. S'intersecano, mi sfiorano, mi passano sopra. Me li ritrovo addosso, sottili, scattanti, frenetici, idrodinamici. Eleganti. E' una centrifuga. Rotolo e mi capovolgo inondata di spuma marina insieme a loro. Puro spettacolo.
Ultimo giorno, ultima possibilità.
Riparto in barca determinata a fare l'ultimo tentativo per vedere la foca monaca sott'acqua. Dicono che è lì che gira, di nuovo nei paraggi della stazione dei pescatori, tra le nasse di rete galleggianti. Bisogna essere pronti per immergersi nel vicino sito sperando di incrociarne la rotta una volta in profondità. L'emozione è tale che prendo la maschera e la metto in acqua per sciacquarla. Non la afferro saldamente, il gommone va a tutto gas, fende la superficie del mare che, con la potenza delle onde, me la strappa dalle dita e se la porta irrimediabilmente negli abissi oceanici in pochi secondi. Dolore. Tragedia. Sconforto. I ragazzi del Diving Center, gli straordinari Pedro ed Ewa, mi permettono di non rinunciare, l'uno cercandomi per ben due volte la maschera sott'acqua e l'altra saltando l'immersione per prestarmi la sua. Nei fondali di Piquinho, in un paesaggio lunare con le razze semi nascoste nella sabbia e le aquile di mare che ti sbattono le ali in faccia, della foca monaca neanche l'ombra. Ma devo rientrare di corsa perché tra mezz'ora mi devo reimbarcare per il whale watching.
E' l'ultimo atto, l'ultima ricerca di un altro raro abitante degli oceani che da tempo sto cercando.
Per un'intera ora, in balia delle onde, nulla si scorge all'orizzonte, non un delfino, non una balena, niente. All'improvviso lo skipper Jose, in piedi sulla coffa a scrutare il mare, grida: "Pilot whales! Baleias boca-de-panela!" Non credo alle mie orecchie, non credo ai miei occhi quando vedo le pinne dorsali nere a uncino e le teste bitorzolute tonde come globi. Globicefali! Sono loro, quelli che ho sognato tutta la vita. Un miraggio. Si avvicinano, soffiano sbuffando, emergono con la pancia bianca. Sono otto membri di una famiglia residente di balene pilota che cavalcano i flutti in perfetta sintonia nel più solidale spirito gregario. Puro spettacolo.
So che ho dato una cosa al mare di Madeira e lui l'ha restituita a me sotto altra forma. Come in un rito pagano, ho sacrificato qualcosa di prezioso agli dei e loro mi hanno ricompensato. Non a caso Madeira fa parte della Macaronesia, che in greco significa "isola dei beati, dove vengono accolti dagli dei gli eroi e i mortali di natura straordinaria". Globicefali, foche monache e squali palombo, questi sono gli eroi. E i mortali di natura straordinaria sono Pedro, Ewa, Jose e, se me lo permettete, me stessa.