Andare alle Maldive d'estate.
Se proprio si decide di fare un viaggio alle Maldive d'estate, durante la stagione
delle piogge, bisogna come minimo mirare ad un obiettivo. Scegliere una destinazione
fuori stagione comporta degli indubbi vantaggi, primo tra i quali i prezzi più
accessibili. Ma, al tempo stesso, si va incontro a qualche rischio, quale ad
esempio l'incognita del clima. Che riserva però alcune sorprese.
Chi può dimenticare un Messico di luglio, durante la stagione dei cicloni
tropicali, le cui acque cristalline erano solcate dal passaggio dei gentili
giganti del mare? I grandi filtratori pare privilegino i plumbei climi piovosi,
quando gli oceani si arricchiscono di fito e zooplancton attirando a sé
i più straordinari e magnifici rappresentanti del mondo sommerso. Sfida
per i subacquei, per tutti coloro che sognano. Che sognano l'incontro della
vita. Ma, si sa, nulla è garantito in mare.
L'idrovolante sorvola a bassa quota gli atolli corallini maldiviani. Schizzi
di tenue celeste incorniciati da anelli di bianco screziato si allargano a macchia
d'olio sulla superficie immota dell'Oceano Indiano. Il velivolo ammara affiancandosi
alla banchina ancorata sul fondale, una microscopica piattaforma rettangolare
galleggiante. Un cartello accoglie i visitatori: "Filitheyo International
Airport". Il dhoni carica ospiti e bagagli e si dirige verso l'isola
resort nell''atollo di Faafu, a sud di Ari.
Un pontile di legno proteso verso il mare diventa la passerella di presentazione
di questo piccolo angolo di paradiso. Il Macana, l'airone cenerino,
svetta altero ed impettito sulla bitta del molo. Osserva incuriosito i nuovi
arrivati, senza ombra di timore. Questa è la sua casa. Ogni sera torna
qui, dopo aver speso la giornata a pesca. Passeggia sul bagnasciuga all'ora
del tramonto, quando il sole scende a picco sul mare. Il suo piumaggio prende
le tonalità dell'argento, brillante, luccicante. Tutti si accovacciano
per avvicinarlo, curiosi, per fotografarlo, furtivi. Ma lui non sembra infastidirsi.
Si ferma, allunga il collo, lo affonda tra le penne scintillanti a nettarsi,
a farsi bello. E si mette in posa, di profilo, con lo sguardo fisso sulla scia
luminosa degli ultimi riflessi dorati che inondano la superficie iridata del
mare.
Dalla passerella di legno la laguna si fa trasparenza. Piccoli squali pinna
nera nuotano veloci, scattanti. Anche loro costeggiano la riva, la pattugliano,
in caccia. E' il loro territorio, lo marcano, lo proteggono. Dalle alte palme
il volo dei pipistrelli sovrasta i corpi distesi dorati dal sole. Le volpi volanti
smentiscono la nomea di sinistri frequentatori delle tenebre. Volteggiano di
giorno, in piena luce, da un ramo all'altro. Condividono l'habitat con i richiami
delle sterne e delle fregate, convivono con le iguane e i paguri che si mimetizzano
tra foglie e frutti, cortecce e radici. Una piccola selva questa Filitheyo,
un piccolo mondo antico immerso nel verde.
E' breve il tratto sabbioso che conduce all'house reef. Poche bracciate
e ci si tuffa nel blu, costeggiando una barriera corallina viva, vibrante, risplendente.
Gli otto punti di accesso sono numerati, così da permettere di immergersi
da soli, facilitati nell'orientamento dalle boe sottomarine che segnalano la
posizione. Squali pinna bianca in circolo all'inseguimento di grossi carangidi
intorno a piccole navi affondate, relitti sommersi che appaiono come fantasmi
a trenta metri di profondità. Le razze navigano in coppia, l'una attaccata
all'altra. La grande, bianco marmorea, trasporta la piccola, nera alabastro,
sul dorso. Non se ne intuisce la causa se non facendo appello al concetto di
simbiosi, l'interazione biologica studiata dall'ecologia. Se ne subisce il fascino,
le si guarda incantati, ipnotizzati dal mantello istoriato di puntini luminescenti
che si sprigionano come porporina da una sfera di cristallo. Alla fine del reef,
all'altezza dell'uscita numero otto, la corrente del versante proibito dell'isola
si fa sentire.
E' irruente, prepotente, impetuosa. E' proprio al limite dell'angolo
che sospinge verso il mare aperto che loro si materializzano. Puntualmente,
splendide, eleganti nel loro volo librato, le aquile di mare in formazione nuotano
contro corrente. Gentili, si sparpagliano e girano in circolo. Una di loro,
la più grande, la più bella, risale la barriera, annusa, perizia,
si ferma e morde, morde i coralli con il suo becco affilato. Poi plana sul fondale
sabbioso. Sembra chiamarti, sembra invitarti, ti invita a seguirla. E tu la
segui. Muovi le pinne il più velocemente possibile, senza avere più
alcuna idea di dove stai andando, senza riconoscere più alcuna direzione,
senza preoccuparti più di alcun senso dell'orientamento. Guardi solo
lei, il suo volo planato, lo sbattere delle ali falcate, i pois della sua pelle
maculata. Incantata, ipnotizzata. Rapita. E ti ritrovi a riva, davanti al bungalow.
Lei ti ha portato a casa. Ti ha accompagnata fino alla porta di casa. Qui rallenta,
si congeda e se ne va.
Nulla garantisce il mare, ma elargisce piccoli e grandi doni. Non basta. Manca
ancora la specialità. L'obiettivo non è stato ancora raggiunto.
Acquazzoni notturni confermano la stagionalità, quella delle piogge.
Nel vicino atollo di Ari Sud, a Maamingili, è questo il periodo giusto.
Bisogna informarsi, telefonare alle resort del posto per sapere se è
stato avvistato, se è lì che gira... Dicono di sì, che
c'è, che l'hanno visto. Solo quarantacinque minuti di barca veloce da
Filitheyo. Non si può, non si può non tentare. Ma come fare? Il
Diving Center non ci va, la resort non organizza alcun tour, o meglio, ai pochi
richiedenti spara una cifra esorbitante per il noleggio di un'imbarcazione.
C'è un'altra unica possibilità: rivolgersi ad un privato. Una
barca si trova, si controlla il meteo, il giorno migliore della settimana, quello
con il mare piatto, si cerca qualcuno per condividere la spesa, ma pare proprio
che nessuno sia disposto ad unirsi alla spedizione. Non è incluso nel
pacchetto. Che mancanza di riflessi, quale colpevole assenza di curiosità!
Non importa, ci si va da sole.
La traversata è magnifica, perfette le condizioni del mare, delfini,
tartarughe e pesci volanti l'accompagnano. Giunte sul posto, il capitano gira
lentamente avanti e indietro, in lungo e in largo. Un'ora, un'ora e mezza. Niente.
Il mare è d'inchiostro, non è possibile avvistare alcunché
in superficie nonostante si stia di vedetta sul tetto del natante sotto il sole
cocente. All'improvviso il timoniere accelera a tutto gas. Altre dieci imbarcazioni
sono lì e almeno cinquanta persone nuotano forsennatamente. Giù,
in acqua, si corre a più non posso. E lui appare. E' un piccolo, un piccolo
di squalo balena, della lunghezza di tre metri. E' scuro, si mimetizza con il
colore dell'inchiostro del mare, come a ripararsi dall'assalto dei fan. Vorrebbe
nascondersi, sparire, troppo rumore, troppa confusione. Ci si allontana. Non
è proprio così che sarebbe dovuta andare. Ma c'è ancora
tempo. E il secondo tentativo va anche peggio del primo. Una massa informe di
gente a bagno e dello squalo balena neanche l'ombra, troppo profondo. Si è
inabissato, impressionato dall'invasione barbarica del suo territorio. Il cielo
si adombra, nere nuvole minacciose coprono improvvisamente il sole e la pioggia
cade torrenziale per dieci lunghi minuti. Gli snorkelisti escono dall'acqua,
le barche si dileguano. Si rimane in pochi, i pochi che non mollano. Ma il tempo
sta per scadere. Ansia e sgomento, disperazione e agitazione. Speranza e tenacia.
La pioggia. La pioggia è arrivata e ha danzato per noi. L'ha evocato,
l'ha propiziato.
Quando gli ultimi minuti stanno per scadere, lui riappare. Appare dal nulla,
è lì, di nuovo in acqua. Non vedo. Perché? Sono talmente
emozionata che non ho calato la maschera sugli occhi, ce l'ho ancora sulla fronte.
Me ne accorgo, me la metto e guardo. Uno squalo balena di nove metri è
a dieci centimetri da me, bello, dolce, amoroso. Nuota lento, sinuoso, sale,
sale in superficie. Lo posso toccare, accarezzare. Non lo faccio. Lo posso amare.
Lo faccio. Resta lì per dieci lunghi minuti a farsi ammirare, a salutare
coloro che hanno resistito, che c'hanno creduto, che l'hanno voluto.
Le Maldive di luglio, quelle della stagione delle piogge, hanno regalato l'emozione
che nessun pacchetto all inclusive prevede. E la danza della pioggia, cerimonia
propiziatoria di purificazione dagli spiriti maligni, ha confermato la tradizione
di premio degli spiriti valorosi che combattono per raggiungere il loro obiettivo.
Uno splendido esemplare di squalo balena che danza sotto la pioggia.