Jurassic.
Nel linguaggio comune, l'aggettivo giurassico é
utilizzato nel suo significato figurato. E' sinonimo di
obsoleto, superato, nell'accezione più diffusa
di primordiale, preistorico.
La narrazione letteraria e cinematografica di un parco
divertimenti dove risorgono i dinosauri dall'estinzione
e sfuggono al controllo dell'uomo, é ambientata
in un luogo del mondo che di quella espressione "giurassica",
invalsa ai più, ne é la quintessenza.
E così che il film di Spielberg si apre con la
panoramica dall'alto di una foresta lussureggiante, impenetrabile,
oscurata dalle nuvole. Inaccessibile, quasi inquietante.
Un angolo del pianeta impervio, lontano anni luce dal
mondo conosciuto.
L'isola di Jurassic Park. Isla del Coco. Una naturaleza
selvaggia, indomabile, indomita.
Primordiale, perché é rimasta come quando
tutto ebbe inizio. Perché qui la natura é
padrona indiscussa, con i suoi cicli di vita e di morte.
Primitiva, perché non é popolata dai dinosauri
bensì dagli animali che gli
sopravvissero, le creature viventi più antiche
della storia dell'umanità: gli squali. I temuti
predatori al vertice della catena alimentare pattugliano
minacciosi le acque territoriali che circondano l'isola,
al punto da spedire in avanscoperta un grosso esemplare
della specie Galeocerdo cuvier (più comunemente
conosciuto come Squalo tigre). Curioso e consapevole della
sua forza e della sua imbattibilità, affianca sfrontato
il dinghy dei rangers del Parco marino in giro
di ricognizione, provocando un prevedibile moto di sbigottimento
e una percettibile sensazione di allerta!
Sono loro, gli squali, i padroni assoluti dell'isola del
Jurassico e gli altri, tutti gli altri, semplici ospiti
accettati di malavoglia. A volte ostentatamente rifiutati.
E' la legge della natura.
Isla del Coco si staglia nel bel mezzo dell'Oceano Pacifico
a trecento miglia dalla costa occidentale della Costa
Rica. I trenta chilometri quadrati di estensione consistono
in fitta giungla tropicale, che affonda prepotentemente
le sue radici alle pareti di roccia scoscese, attraversate
da alte cascate d'acqua che si tuffano direttamente in
mare.
La più grande isola oceanica del mondo è
disabitata, fatta eccezione per la stazione dei rangers
situata a Bahia Wafer. Una ventina di volontari
si danno il cambio ogni mese. Esistono lunghe liste d'attesa
prima di ottenere il permesso di soggiornare sull'isola
allo scopo di salvaguardarne l'ecosistema. Isla del Coco,
infatti, é stata istituita Parque Nacional
protetto nel 1978 e l'Unesco l'ha dichiarata Patrimonio
Naturale dell'Umanità nel 1997.
Molte leggende contribuiscono ad incrementare il mito
di un'isola del tesoro, avvolta di fascino e mistero.
Come la storia tramanda, un ricco bottino, il tesoro di
Lima, sarebbe stato seppellito qui, nelle viscere della
terra, da una banda di pirati nel 1821. Malgrado migliaia
di spedizioni siano state organizzate seguendo le fumose
indicazioni di vecchie mappe e sull'onda di racconti che
favoleggiavano della loro veridicità, mai alcuna
ricchezza é stata riportata alla luce. L'endemismo
di flora e fauna fanno di Coco un altro gioiello di biodiversità
del piccolo stato centroamericano, tanto che il grande
pioniere dei mari Jean Jacques Cousteau l'ha definita
"l'isola più bella del mondo". Alcune
specie forestiere sono state introdotte da coloro che
invano hanno tentato l'impresa di colonizzare l'area.
Il risultato è stato disastroso, e il progetto
di "Erradicación de especies
exóticas invasoras" persegue
il fine di limitare i danni provocati dalla presenza nociva
di animali domestici come maiali e ratti che insidiano
il patrimonio naturalistico dell'habitat.
E non meraviglia che in un luogo del mondo dove niente
é addomesticabile, il concetto di "domestico"
(dal latino domus, casa) non trova dimora. Qui l'insediamento
umano si scontra con un'ostilità impietosa. Le
forze della natura la fanno da padrone. Isla del Coco
riceve settemila millimetri di precipitazioni annue, é
investita da violenti acquazzoni che riversano in acqua
fango e terra trasformando l'Oceano in una marea marrone
in pochi minuti, anche a causa del lento processo di sradicamento
forestale e conseguente erosione del terreno, cui tentano
di porre rimedio i guardaparco con i loro pochi mezzi.
Venti furiosi e tempeste tropicali improvvise rendono
il tempo dell'isola imprevedibile, soggetto a repentini
cambiamenti. In un solo giorno, il clima può mutare
svariate volte di seguito. Solo ciò che é
selvatico in sé, ha sede qui.
E soprattutto Coco é stata dichiarata Area
de conservacion marina per la straordinaria presenza
di specie oceaniche e l'abbondanza di pesce pelagico che
vive nelle sue acque. Definita la Galápagos
costarricense, i suoi fondali di origine vulcanica
danno vita ad un paesaggio lunare. Il mondo sommerso dell'area
di Coco é caratterizzato da faraglioni rocciosi,
vere e proprie montagne sottomarine, pattugliate da inquieti
squali pinna bianca che ne lambiscono le pendici, trasportati
dalla risacca impetuosa. La sospensione limita la visibilità
e avvolge il panorama di scarsa luce lattiginosa che rende
l'atmosfera offuscata,
ovattata. Niente colori sgargianti, niente tripudio di
reef corallini o alcionari che ondeggiano nella corrente.
Il fenomeno del Niño ha provocato il deperimento
delle madrepore e lo sbiancamento, bleaching,
degli altri organismi del reef a causa dell'aumento eccessivo
della temperatura dell'acqua. In compenso, ovunque, i
grandi ricci dai lunghissimi aculei sbucano da ogni anfratto,
ad ammonimento dei temerari che si aggrappano alle rocce
per non essere trasportati via dalle maree.
Ultimo dei santuari del Pacifico, situata nel triangolo
d'oro degli squali con le isole Galápagos e l'isola
Malpelo, Isla del Coco é a rischio anche sott'acqua.
Difenderla dai pescatori dei palamiti, che catturano gli
squali martello per reciderne la pinna dorsale da commercializzare
in Oriente, é impresa ardua. Greenpeace denunciò
tale scempio con un'incursione in acque territoriali costaricensi
e mostrò al mondo il massacro di questi animali,
riuscendo a filmare dal tetto di un improbabile deposito
nella città costiera di Punta Arenas centinaia
di squali razziati. I rangers di Bahia Wafer, forniti
di un unico gommone, possono così soltanto sperare
nell'aiuto occasionale e fortuito di qualche miliardario
che attracca nella baie dell'isola, munito di elicottero
in grado di localizzare i pescherecci di frodo. O può
fare affidamento sulle barche dei subacquei che partono
per questa avventura estrema a realizzare il sogno di
vedere formazioni di squali martello che si materializzano
davanti ai loro occhi. Ma gli squali sono sempre, inesorabilmente
meno.
Solo la mano violenta dell'uomo, spinta da bieche motivazioni
commerciali di profitto, ha violato questo paradiso. Ma
niente e nessuno é mai riuscito a domare un universo
così selvaggio, fiero e irriducibile. Qualcuno
proverà a distruggerlo, ma, come nel romanzo di
Michael Crichton, la natura si ribellerà alla coercizione.
E ne saranno tutti travolti.
Paola Ottaviano