Sudan ultimo atto. Non c’è due senza tre.
E vabbè, riproviamoci per la terza e ultima volta.
Finalmente si va nel profondo Sud in crociera subacquea. Finalmente si raggiunge il tanto decantato sito di Karam Masamirit di cui tanto si tessono le lodi.
Ma qui, come puntualmente succede, niente di quello che ci si aspettava arriva. Le immersioni sono belle ma ordinarie. Tranne che per un dettaglio non trascurabile, primo elemento del trittico degli squali: il seta. E’ lì che nuota, circospetto, apparentemente indifferente. Ci segue nelle fasi di decompressione e di sosta di sicurezza. E comincia la giostra. Lo vedi girare, in circolo, in cerchi sempre più concentrici. E’ quasi in superficie, attorno alla chiglia della barca. Si avvicina, è curioso. Prende coraggio e comincia a puntare. Accorcia le distanze, restringe sempre di più il diametro della circonferenza dei suoi circuiti. E circuisce, si affianca, quasi si striscia, E’ lungo, affusolato, fine ed elegante, un vero squalo di razza. Si fa godere in tutti i dettagli, così intimo e sfacciato. Incontro davvero ravvicinato.
Arrivati a Jumna, riprende la litania delle immersioni a cinquanta metri alla ricerca dei branchi. Ma non è qui che realizzo il piano, secondo elemento del trittico degli squali: il martello. Mi giro per controllare la mia compagna di diving. Lei è più in alto di me di almeno dieci metri. E’ lì, immobile, indecisa, sembra stia riflettendo sul da farsi. Non mi guarda, mi meraviglio e mi preoccupo anche un po', non vorrei che avesse dei problemi. Mentre mi protendo a osservarla meglio, vedo che non è da sola. Due squali martello le si sono affiancati. Non ho il tempo di pensare. Scatto come una molla e intraprendo una corsa forsennata, sparata come un proiettile che fende l’acqua e in meno di due secondi arrivo dritta all’altezza della mia attonita compagna. E come per un recondito tacito accordo, anche il più grande degli squali martello prende la rincorsa, una rincorsa precipitosa e nuota a mille verso di me. Me lo ritrovo in faccia, a due centimetri dal naso, che mi osserva, senza timore, senza inibizione, con quegli occhi piazzati sui due bitorzoli della testa. Un incontro oltremodo ravvicinato.
Ultime immersioni a Sanganeb, che non delude mai. Mentre sono intenta a seguire i movimenti gelatinosi di un polpo delle dimensioni di una piovra gigante, sul ciglio del drop-off si svolge la celeberrima sfilata degli squali. Ospite d’onore, terzo e ultimo elemento del trittico: il grigio. Nuota nel blu circondato dai pesci pilota, mi avvicino furtivamente al crepaccio, mi accomodo in platea. Il primo che apre la fila è seguito da altri massicci esemplari della stessa specie. Lo squalo grigio è lo squalo per antonomasia, il Carcarinide. Si avvicina sempre di più, io mi sporgo dalla balconata sempre di più e ci ritroviamo alla stessa longitudine, con lui che mi sovrasta e passa e ripassa sopra la mia testa. Un incontro molto ravvicinato.
Se consideri che tra una specie di squalo e l’altra ho avuto anche la fortuna di imbattermi in una splendida manta bianca e nera a Protector Reef, il trittico diventa quadrittico e il cerchio si chiude in bellezza. Questo Sudan ultimo atto ha il sapore della riscossa e il fascino di un commiato non malinconico ma entusiastico. Perché concludere la terza crociera subacquea sudanese con un bilancio degli avvistamenti così prestigioso, fatto di incontri così ravvicinati, è un trionfo. Ed è trionfale tornarsene a casa con il bagaglio arricchito di quella preziosa opera d’arte che è il trittico degli squali.