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::Dicembre
2012/Gennaio 2013:: |
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Bahamas
Nassau-New Providence
Gli squali dei Caraibi |
Scenografia.
Il relitto di una nave giace sul fondo sabbioso. E' il Ray of Hope, raggio di speranza. La luce è ovattata, pallida, ma lo scafo della nave adagiato dolcemente su un fianco è rilucente. Il verderame del metallo contrasta con il bianco della rena colonizzata dalle garden eels. La murata del vascello è giardino essa stessa, con i coralli molli che ondeggiano nella lieve corrente. Barracuda solitari esplorano lo scafo, la cernia nera è sempre lì, nei paraggi. Aspetta curiosa l'evolversi degli eventi. Il silenzio avvolge tutto. Atmosfera sospesa...
Sceneggiatura.
La Tongue of the Ocean, la lingua dell'Oceano, una fossa oceanica che sprofonda negli abissi per 1800 metri, scrive la narrazione di questa avventura emozionante. Shark Adventure. Una scarica d'adrenalina che inchioda le comparse nel ruolo loro assegnato. I subacquei si posizionano a ridosso della balaustra del ponte di prua della nave arenata, a cavalcioni, immobili. Al centro della scena il vuoto, il silenzio.
Ciak, si gira!
All'improvviso dall'alto della superficie appare un uomo. Sembra un guerriero medievale, ammantato di una sottile armatura di ferro a maglie strette. Gli copre il capo, le mani e i piedi, tutto il corpo è avvolto nella sottilissima trama argentata. Porta con sé una cassa che racchiude un tesoro. E alla sua apparizione, come d'incanto, si materializzano decine di squali che lo seguono dappresso. Lo scortano, come dei vigilantes che fanno cordone sanitario ad un portavalori. Scendono insieme, uomo e squali, simbiotici, come se si conoscessero da sempre. Il guerriero si posiziona al centro del ponte, apre lo scrigno, cerca qualcosa con una sottile fiocina metallica. E' il segnale. Decine di squali sbucano da tutte le direzioni, nuotano frenetici, corteggiano e blandiscono spudoratamente l'uomo con il suo tesoro. Lo sfiorano e lo accarezzano da tutte le parti, lo sovrastano da tutti i lati. Sopra e sotto. Lo puntano frontalmente, accapigliandosi maldestramente per accaparrarsi ciò che lui offre. Pesci infilzati dalla fiocina, dati in pasto ai predatori che si azzuffano per arrivare primi e sottrarre l'esca a tutti gli altri. Frenesia alimentare, eccitazione muscolare, assembramento disordinato e affannato. Un esemplare più impulsivo sfiora le dita dell'uomo che si ritrae, la maglia metallica lo salva. Poi un altro, che si fa prendere e accarezzare. E poi quello dal labbro leporino, bocca storta, sberciata, scarnificata dalla lacerazione di un amo o dalla lotta ingaggiata con un competitore che gli ha strappato la preda a morsi. La fila dei denti, aguzzi ed affilati, si mostra in un curioso ghigno sardonico. Buffo più che minaccioso, spiritoso più che pauroso. Non incute timore, non appare ostile. E' la mascotte del gruppo, il Joker degli squali, il più simpatico! Lo shark feeder tende la fiocina con il pesce, la scuote energicamente per ritrarla dalle fauci fameliche del predatore di turno. Lotta con la forza primordiale della sopravvivenza, vorace, famelica, insaziabile. L'eccitazione è tale che un esemplare giovane ed inesperto, dopo essere riuscito ad accaparrarsi l'ultimo pesce, fugge via per paura di essere assalito da un suo simile. Teme che gli voglia portare via la preda. E così s'incastra goffamente tra le sbarre arrugginite della balaustra del ponte. Si contorce per liberarsi, si graffia la pelle ruvida e alla fine sguscia via non senza qualche lieve contusione, ma di nuovo libero. Libero e felice. I subacquei sono lì, con gli occhi spalancati, in una specie di trance, ipnotizzati dalla visione di quaranta squali caraibici di barriera che danzano, corrono, sbucano da dietro, sovrastano le loro teste, basta sollevare una mano per accarezzarli. E' una visione onirica, magica. Impressionante.
Il tempo scorre inconsapevole, sospeso. L'interazione uomo squalo è un'istituzione totale, non c'è altro. Tutto il resto è scomparso.
L'uomo di metallo richiude la sua cassaforte, da due colpi di pinna e intraprende la risalita verso la superficie. Saluta le comparse, che a naso in su lo ammirano, ancora attorniato dalle creature più affascinanti del mare. Manda un bacio in segno di commiato. E d'incanto, così come erano arrivati dal nulla, gli squali svaniscono nel nulla. Si disperdono, indifferenti, e tornano alle loro ordinarie occupazioni.
L'ultima testimonianza della girandola magnetica offerta agli spettatori sono i denti, persi durante la frenesia alimentare. I sub indulgono sul fondo, smuovono la sabbia e raccolgono il loro piccolo tesoro, un dente di squalo, come prezioso ricordo di questa avventura estrema. Una pratica indubbiamente discutibile e da alcuni contestata, ma di cui si subisce indiscutibilmente il fascino.
Colonna sonora
Il silenzio del mare, rotto soltanto dal respiro degli erogatori e dal fruscio quasi impercettibile del nuoto degli squali.
Fotografia
Grandangolare, il relitto sulla rena. Scatti che imprimono primi piani della pancia bianca degli squali che passano a pochi centimetri dall'obiettivo. Foto di gruppo, decine di squali e uomini. Gruppo di famiglia in un interno.
Comparse
I subacquei.
Attori protagonisti
The Caribbean Reef Sharks as themselves. Gli Squali dei Caraibi recitano se stessi.
Special guest
The shark feeder. L'uomo di metallo.
Regia
The Tongue of the Ocean. Nassau, Bahamas. Gennaio 2013
The End
Paola Ottaviano