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Derivant,
deriva.
E qui a Fakarava si va davvero alla deriva sott'acqua, trasportati dalla corrente furiosa che spazza il mare. Anche gli squali grigi fanno fatica ad assecondarla e si barcamenano alla meno peggio assumendo buffe posture, storte e barcollanti! Tonni a bocca spalancata in caccia, cernie e pesci napoleone bassi sul fondo a contrastare i rapidi e violenti cambi di direzione delle maree. E poi, infine, barriera corallina scintillante di vita e di colori. Gruppi di liutianidi sfiorano le formazioni madreporiche, verdi, viola, blu. Un'aquila di mare sorvola il fondale con la sua elegante livrea a pois. E uno squalo pinna nera gioca a nascondino a pochi metri dalla superficie. Si diverte ad apparire e scomparire tra le rocce e farsi beffa del disorientamento dei subacquei, che si affannano a cercarlo per ammirarne la potenza e la velocità. Fakarava é Polinesia da cartolina. La spettacolare laguna celeste cobalto é atollo corallino, così bello da essere dichiarato Riserva della Biosfera dall'Unesco. La Passe de Garuae, la più ampia di tutta la Polinesia francese, é accesso all'oceano. L'itinerario va pianificato scrupolosamente, poiché durante la stagione degli alisei é interdetto il percorso via mare che raggiunge la Passe meridionale de Tumakohua, nonostante il tragitto sia tutto interno alla laguna. Le forti correnti insidiano anche le acque che lambiscono la spiaggia ed una semplice pagaiata in canoa può rivelarsi insidiosa. Meglio tenere sotto controllo per tempo l'intensità della marea che può trascinare al largo in pochi minuti. Derivant, deriva. E anche sulla terra, durante una piacevole passeggiata in bicicletta, si può andare alla deriva. Le lunghe palme da cocco, che orlano il percorso, sono piegate dal vento sferzante che ne spettina le chiome. Improvvisi e fulminei acquazzoni sorprendono i viandanti e inzuppano strade e vestiti in pochi secondi. In balia delle forze della natura, Fakarava selvaggia e affascinante, non lesina sorprese. Fuochi nel bush per eliminare la spazzatura, suoni di tamburi tra la vegetazione fitta e rigogliosa. La curiosità induce ad inoltrarvisi, seguendo il ritmo e il vociare allegro. E così ci si ritrova in una radura dove si svolgono le prove di danza tradizionale. Le note dei pahu (tamburi) e degli ukulele (piccole chitarre a quattro corde) riecheggiano nell'aria e accompagnano le sinuose movenze delle ragazze. In cerchio, ondeggiando i fianchi, alzano le braccia in sincronia, volteggiano con i visi che si girano simultaneamente da un lato all'altro. Le famiglie al completo partecipano con applausi e risate. Le anziane signore invitano gli occasionali visitatori ad unirsi alla festa. E dopo aver danzato, le giovani donne si attaccano i neonati al seno, per allattarli. Il villaggio di Rotoava é esteso e sviluppato, con la sua chiesa colorata, la boulangerie per l'acquisto dell'immancabile baguette e la vita sonnolenta e rilassata nel tipico stile puamotu (abitanti delle isole Tuamotu). Piccole e grandi imbarcazioni da diporto sono attraccate al molo. Anche quella di Bill Gates. Cose di lusso, adornate dalle perle nere esposte in bella mostra sul ciglio della strada, fanno da contraltare alla semplicità delle attività quotidiane, come la spesa nei mercatini di frutta fresca disposta in cassette dai mille colori. I pontili di legno piantati nell'acqua a mò di palafitte si spingono al largo della splendida laguna. E non importa che vi siano costruiti sopra bungalow o fare (capanne) tradizionali per i pescatori locali. Anche solo attraversarli e sedersi sul bordo senza balaustra, con le gambe a penzoloni ad osservare il mare, emoziona e catapulta in una nuova dimensione sensoriale, in cui si mollano gli ormeggi della razionalità e del controllo. Derivant, deriva. A Fakarava ci si lascia trasportare dal maraamu, il vento da sud-est, e dalla corrente della Passe de Garuae, lasciandosi andare alla deriva senza più bisogno di un ancoraggio di sicurezza cui attaccarsi.
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