Materiali dalla Spagna - Andalusía


::Agosto 2008::

Parque Natural de Cabo de Gata-Níjar

La Baja California dell'Europa

Percorrendo le strade sterrate che si snodano tra colline vulcaniche colonizzate dalla rada vegetazione di cactus, ci si imbatte in piccoli insediamenti di casette di calce bianca, attorniati dalle palme come oasi nel deserto. Gli occhi si spalancano di stupefatta meraviglia. Lo sguardo si perde nella profondità di campo. Le pitas* si ergono dal terreno con il lungo stelo floreale proteso verso il cielo.
Piante del deserto. Le agavi e i fichi d'India sono schizzi di verde brillante su una tela di terra bruciata. Un panorama arido che evoca il paesaggio del Centro America messicano, la Baja California, il deserto di Sonora. Cabo de Gata é il posto d'Europa dove piove meno. I venti torridi d'estate rendono le temperature roventi ma secche, senza umidità. I capodanni del Cabo si festeggiano in maglietta, mai al di sotto di 20° centigradi.
Luogo del mondo selvaggio, essenziale, Costa Tropical. Ci si stupisce che possa sorgere immerso nel Mediterraneo e non in qualche esotico angolo degli Oceani. Eppure, nella calda e afosa Andalucía, esiste ancora un piccolo paradiso, istituito Parque Natural nel 1987 e sottoposto a vincoli di protezione ambientale, che lo preservano dall'edificazione forzata del cemento. Le case non possono avere più di due piani e devono essere costruite nel rispetto dello stile architettonico tipico della zona; é scongiurata l'invasione di yacht e imbarcazioni da diporto a ridosso dei 60 chilometri di costa selvaggia e frastagliata, impreziosita da baie e calette incastonate tra bastioni di roccia a strapiombo sul mare.
Già, il mare. Turchese, trasparente. Acqua fresca come di sorgente di montagna, che svela un fondale di ciottoli e rocce, dimora di murene e stelle marine. Per il piacere di apneisti e subacquei, mondo sommerso, regno del buceo.
Situato alla stessa latitudine di Algeri, Cabo de Gata svela la sua doppia natura, mediterranea e nordafricana. La sua storia evoca giacimenti d'oro** che qui hanno attratto iberi, romani e arabi. (Il nome Cabo de Gata è una deformazione di Cabo de Agates, Capo delle Agate, pietre preziose.) Scarsamente abitato, questo luogo da sogno si popola durante i mesi estivi di un turismo altro, che ricerca l'incontaminato e deplora i divertifici di cemento di tutta la costa spagnola che si affaccia sul Mediterraneo.
E d'inverno si riappropria della sua anima Andalusa, cruda e selettiva.
Tra i tavoli all'aperto di una heladeria, nell'affollamento di ferragosto, mentre i turisti curiosano da una bancarella all'altra e immancabilmente una ragazza attacca il filo del suo amplificatore portatile per allietare gli astanti alla chitarra e racimolare qualche euro, un bambino biondo dalla pelle brunita si avvicina e con un incomprensibile spagnolo, fatto di s omesse e abbreviazioni***, chiede perentorio la bottiglia dell'acqua. "¿No quiere?". A poca distanza, con i loro oggetti artigianali, donne avvolte in scialli variopinti e vaporosi sono arrivate dai paesi dell'interno per la Feria de San José.
E' una rivelazione. Un breve e immediato contatto con l'altra realtà, quella mobile, affascinante e vilipesa del mondo dei Gitani. E' l'attrazione per il nomadismo, la curiosità per le tradizioni di clan, il magnetismo per una cultura dominata dalla legge del sangue.
Malìa Andalusa, che riscatta il popolo degli zingari ed il loro vagabondare errante.
Fascinazione, che risarcisce il popolo dei Rom, i signori della fiesta. Un popolo che fa della libertà e dell'ozio un'arte del vivere.

* agave messicana il cui succo fermentato produce il mescal
** nel villaggio di Rodalquilar un tempo esisteva una miniera d'oro
*** la lingua Andalusa

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