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IL CAMMINO DI SANTIAGO 2
Aggiornamenti

Di Tarcisio di Nicola - maggio 2008
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Il racconto

 


Esattamente un anno dopo (5/13 Maggio 2008) sono tornato sul Cammino per percorrere in 9 giorni l’ultimo tratto (da Ponferrada a Santiago) di circa 200 km.
Si impongono ulteriori considerazioni soprattutto riguardo alle due maggiori differenze che si possono rilevare rispetto al primo tratto.

Innanzi tutto la Galizia presenta condizioni climatiche sensibilmente diverse da Aragona e Castiglia. E’ una regione più umida, più verde e più fresca.
Questo vuol dire che se, per un verso, si cammina in condizioni più piacevoli in quanto meno assolate e calde, per un altro piove di più e con una variabilità tipica dei paesi del Nord.

E’ quindi imprescindibile un migliore equipaggiamento anti pioggia da indossare e smettere all’ occorrenza.
Inoltre bisogna considerare che la biancheria fa più fatica ad asciugarsi. Sia di notte che durante il giorno, eventualmente appesa allo zaino. Per fortuna alcuni “alberghi del pellegrino” sono provvisti di lavatrice ed asciugatrice (“secadora”) a pagamento di cui, di tanto in tanto, è bene servirsi.

La seconda sensibile differenza, rispetto al primo tratto S. Jean – Burgos, è che gli “alberghi del pellegrino” disseminati sul territorio sono più numerosi e capillarmente distribuiti. Anche perché si è creato un servizio di posti letto privati che, leggermente più caro di quello pubblico (si parla sempre di non più di 10 euro cada), offre una buona alternativa a chi mal sopporta le ristrettezze dei rifugi “istituzionali”.
Questo vuol dire che non si avverte più quella atmosfera di “concorrenza” per il posto letto che, obiettivamente, è uno degli aspetti meno gradevoli del tratto iniziale.


“Segni particolari” 2

Alla fine di Las Herrerìas, quattro case allungate in riva ad un ruscello, c’è Casa Polin, una trattoriola bar a gestione familiare. Buon menù del giorno ad 8/9 euro.

La Casa Nunez a Biduedo è un’ottima “casa rural” alla quale si fa fatica a trovare difetti. Economica, confortevole, nuova e pulita. La cena del pellegrino è ottima e abbondante.

Da non perdere la Pulperia Ezequiel a Melide. E’ un posto davvero popolare dove si preleva e si porta autonomamente al tavolo scelto la propria porzione di polipo lessato e condito, alla quale si può aggiungere, su ordinazione, patate (per completare il “pulpo alla gallega”) pane, vino, birra, dolci etc.

Il bar Santiago a Castaneda è un posticino tranquillo, pulito ed economico posto ad un bivio e gestito da una coppia di signori gentili che all’occorrenza parlano anche un po’ di italiano.

A Pedrouzo del Arca c’è un albergo del pellegrino di cui è il caso di segnalare un record negativo. Alla consueta essenzialità degli altri rifugi aggiunge bagni unici per uomini e donne e, soprattutto, docce “miste” senza alcun paravento o tenda. Da evitare per chi pensa di non poterlo sopportare.

A Santiago sono andato a dormire al Seminario Menor. Euro 9, 50 per notte. Di positivo c’è che non ci sono letti a castello. Ma gli stanzoni asettici e freddi ricordano da vicino i sanatori/ospedali di fine ‘ 800. Se ci si vuole riposare davvero alla fine del Cammino, è meglio evitare.

Infine a Santiago è da non perdere alle 12 la messa del pellegrino in Cattedrale.
E’ particolarmente suggestiva anche per un non credente per la sentita partecipazione dei pellegrini pervenuti ed ancor di più per la cerimonia finale del dondolio del “botafumero”, un’ incensiera di dimensioni mastodontiche che, con un gioco di spinte e carrucole, oscilla praticamente da un capo all’altro della cattedrale in maniera davvero impressionante.

Altre considerazioni

Come quasi tutte le esperienze della vita, anche il Cammino può insegnare qualcosa.
Se da una parte, quindi, non è il caso di enfatizzarne i risvolti meditativi e metaforici sfociando in una sorta di “mistica della rivelazione”, è altrettanto vero che qualche considerazione, in quanto esseri pensanti, bisogna farla.

1) Una delle prime che il Cammino induce è la conferma della ineluttabilità della
solidarietà tra gli uomini. A chi non vuol vedere, il Cammino può servire a ricordare che il mito dell’autosufficienza e dell’onnipotenza, così caro ai nostri tempi ipertecnologici, non regge. In ogni passaggio, guado o biforcazione, puoi aver bisogno di aiuto, informazioni o altro. Ed un rapporto di mutuo soccorso tra i pellegrini, come tra gli uomini, è imprescindibile.

2) Viviamo circondati da una quantità di oggetti inutili. Il cammino di Santiago,
costringendoti a mettere la tua vita in uno zaino che ti porti appresso come la chiocciola di una lumaca, ti obbliga a riflettere sulla quantità di cose che sembrano indispensabili e non lo sono. E’ una tacita esortazione anti-consumismo che non guasta.

3) Forza di volontà e determinazione fanno.…miracoli.
Capita di vedere persone fare il Cammino in condizioni a dir poco svantaggiate (grandi obesi, ultrasettantenni, ipovedenti, claudicanti) che, grazie alla forza della mente e del carattere, si pongono l’obiettivo di andare. E vanno.
Una grande lezione di vita.

4) Una giusta via di mezzo tra l’acchiappare tutto e subito ed il differire ogni cosa ad un futuro che verrà, è forse l’atteggiamento più giusto per vivere. Ne è una buona metafora la fruizione dei ristori che si incontrano lungo il Cammino. Ti può capitare l’occasione di un boccale di birra fresca ed uno spuntino proprio quando non ne hai bisogno ed allora lasci perdere. Poi, quando sei a corto di calorie o daresti chissà cosa per una “Estrella Galizia” alla spina non trovi un baretto neanche a pagarlo.
Evitando rigidità e schematismi, la cosa migliore è essere un po’ fatalisti, apprezzando e cogliendo ciò che ti trovi davanti. Nel Cammino, come nella vita..

5) Andare e camminare ti impone comunque un ritmo di vita e di mobilità fuori dell’ ordinario. Tempo, luoghi, distanze e condizioni metereologiche assumono tutto un altro senso e significato. Ti riportano ad una dimensione aulica e selvaggia (nell’ agro-pastorale Galizia anche gli odori di sterco animale riportano ad un vissuto pre-industriale..). Ed in più, negli innumerevoli tempi “morti”, non puoi evitare di riflettere e pensare. Non è poco.

6) In ultimo non si può non ribadire una cosa ormai acclarata. La Spagna ci sta dando parecchi punti. Non solo per come sta imparando a gestire e sfruttare turisticamente il Cammino, ma anche perché (per esempio) ogni buco di paese ha il suo passeggio lungo-fiume o il suo percorso pedonale attrezzato. Ogni sperduta trattoria fornisce il suo menù del giorno ad 8/9 euro ed esistono mille modi di spizzicare qualcosa senza sedersi al ristorante obbligandosi ad un pasto completo e...”salato” (come avviene da noi). Sono cose banali che, però, fanno vivere meglio.
E’ anche inutile ripeterlo, ma il nostro paese “del turismo” (solo a chiacchiere) avrebbe molto da imparare, se solo lo volesse.
Per non parlare della rinnovata rete ferroviaria spagnola. Stazioni pulitissime ed iper sicure con uno o più addetti alla “securidad”, carrozze munite di schermo digitale informativo con annesso altoparlante che annuncia ogni fermata, efficiente servizio di supporto ai portatori di handicap motorio per la salita e discesa.
Un paese che ha fatto passi da gigante e costantemente in crescita.

Tarcisio di Nicola
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