Il Cammino
di Santiago de Compostela, antico pellegrinaggio alla tomba di San
Giacomo apostolo, ha ormai perso quella connotazione esclusivamente
mistico-religiosa di un tempo. Per una volta, al contrario di quanto
avviene solitamente, è stato il mondo laico, mosso dalle più
disparate motivazioni, ad “impossessarsi” (forse altrettanto
impropriamente) di un terreno in origine religioso. Il risultato è
che su dieci persone che intraprendono il “cammino” non
più di tre lo fanno per esclusive ragioni di fede.
La prima cosa da sapere è che non va preso alla leggera. Lo
si può affrontare in modi diversi (frazionandolo in più
occasioni, non rispettando le tappe suggerite dai manuali, etc.) ma
gli aspetti fisici, logistici ed organizzativi del cammino ne impediscono
un approccio improvvisato e superficiale.
Sono imprescindibili:
- un minimo allenamento fisico precedente;
- uno studio oculato dell’equipaggiamento;
- la prevenzione di piccoli e grandi imprevisti;
- un’adeguata informazione sugli “alberghi del pellegrino”
disseminati lungo il percorso
ed anche sulle soluzioni alternative di alloggio presenti nel territorio.
Quel che è senz’altro straordinario è l’incontro
con una molteplicità di situazioni personali e di più
svariate tipologie umane: il ragazzo neolaureato che si prende una
pausa per decidere cosa fare da grande, il neopensionato che può
finalmente fare una cosa da sempre agognata, l’imprenditore
che ha fallito e deve ricominciare, la casalinga stanca di marito
e figli che vuole staccare per un po’.
E’ un bel modo di affacciarsi sul mondo.
Capita anche frequentemente di lasciare e rincontrare le stesse persone
durante il cammino, in modo da rendere quello dei saluti e dei rincontri
una costante di tutto l’itinerario. Ed infatti tornando a casa
ci si chiede inevitabilmente che fine abbiano fatto tutti quei personaggi
persi per strada.
Anche ritrovarsi a cena con persone con le quali si è simpatizzato
nel cammino, che domani lascerai e con le quali scambi le confidenze
più intime, ha il suo fascino.
Altro aspetto simpatico è che alberghi del pellegrino ed il
sentiero stesso sono disseminati di oggetti e lasciti vari abbandonati
(per motivi di ingombro, peso o altro) a beneficio dei posteri: libri
in ogni lingua, felpe, cerotti, aghi e filo, calzini, perfino scarponi
appesi alle croci dei passi di montagna (il mio compagno di viaggio
ha fatto la sua parte lasciando un carrellino da “traino”
per lo zaino, rivelatosi troppo rumoroso e scomodo nei tratti non
asfaltati)
Certamente fare il cammino in tutta calma senza contare i giorni è
un grande privilegio. Il massimo, quindi, è poterlo fare da
pensionati avendo conservato la salute e lo spirito giusti. Infine,
è ufficiale: anche tra i pellegrini c’è qualche
“furbetto del …cammino”. A Roncisvalle siamo stati
derubati di due t-shirt traspiranti appena lavate, stese ed asciugate.
Pazienza.
Gli “alberghi del pellegrino”.
C’è da dire subito che le strutture alloggiative tradizionali
per i pellegrini sono palesemente inadeguate al flusso di presenze
che aumenta anno dopo anno. Il costo dell’alloggio è
irrisorio (dai 3 ai 6 euro) ma sarebbe tanto meglio spenderne 10
avendo la garanzia di servizi in linea col XXI secolo. Il numero
dei posti letto (sempre a castello, anche senza scaletta) è
spesso insufficiente e ci si può ritrovare anche in 100 in
uno stanzone con sole 4 docce. Il numero delle postazioni di lavaggio-panni
(indispensabile quasi ogni sera) lascia spesso a desiderare e, naturalmente,
di comodità come “abat-jour” o anche solo il
comodino, neanche a parlarne...
Insomma, un sistema ricettivo che ricorda un po’ troppo da
vicino gli antichi pellegrinaggi del Medio Evo ed una filosofia
della privazione alla quale non tutti possono adattarsi. Seguono
un paio di esempi di vita vissuta. Una volta ci è successo
di arrivare, dopo 28 km di cammino sotto il sole, in un paesino
privo di posti-letto disponibili. Si è dovuto proseguire
per ulteriori 12 km prima di giungere al paese successivo e trovare
sistemazione privata presso una signora. In un’altra occasione
non abbiamo trovato un posto dove cenare perché nel borgo
di arrivo non vi erano alimentari e l’unico ristorante era
in giorno di chiusura settimanale! Ci è toccato ripiegare
su una scatoletta di tonno venduta nell’ “albergo”!
Decisamente un’esperienza non per tutti. La speranza è
che nei prossimi anni le Amministrazioni Locali interessate corrano
ai ripari in modo da rendere meno spartana , per certi versi, “sofferente”
tutta l’esperienza.
Consigli e suggerimenti
Innanzi tutto è consigliabile iniziare il cammino al mattino
presto in modo da evitare il gran caldo e nel contempo arrivare
prima alla “meta” prefissata in modo da accrescere anche
le probabilità di reperire alloggio. Del resto è quanto
fa la stragrande maggioranza dei “pellegrini”. E’
anche da tener presente che in alcuni “alberghi” la
luce si spegne automaticamente alle dieci di sera e si riaccende
allo stesso modo alle sei di mattina con l’obbligo di andare
via entro le otto. Quindi c’è poco da poltrire..
Salvo preventive prenotazioni telefoniche presso strutture private
(negli “alberghi” non si può) è il caso,
quindi, di arrivare a destinazione non più tardi delle due
del pomeriggio.
In secondo luogo direi che abbracciare totalmente la “filosofia”
del pellegrino e dei suoi “alberghi” è troppo
scomodo e stressante, anche se è molto più economico
e fa sentire più dentro il cammino.
D’altro canto andare sempre in pensioni private (dove esistono)
può risultare troppo caro ed estromette dalla bella atmosfera
che si può creare tra i viandanti.
La soluzione migliore è quella di compromesso ispirata ad
una certa flessibilità.
Ogni due tre giorni (e solo in prossimità di centri di una
certa rilevanza che diano la garanzia di strutture alternative)
si va in una pensione “normale”. Meglio ancora se prenotando
prima in modo da fare la tappa in tutto relax permettendosi un paio
di soste a base di birrette e ”tapas” o “pinchos”
(mitici spuntini salati).
Dal punto di vista alimentare, se per un verso è consigliabile
concedersi bar o ristoranti, arrangiarsi qualche volta negli “alberghi”
con pane, frutta e pomodoro non è una cattiva idea. E’
più socializzante e salutare (la cucina spagnola abbonda
di fritture ed insaccati…). Riguardo alla sosta-pranzo nei
bar, se si intende fare solo uno spuntino vanno benissimo un paio
di tapas, ma se si ha davvero fame è molto meglio ordinare
un menù del giorno. Si mangia di più spendendo la
stessa cifra. Quello che andrebbe evitato è rimpinzarsi di
tapas e tortilla (come abbiamo fatto noi..) alla stessa cifra di
un pranzo completo. Importante: in molti locali il vino rosso viene
inspiegabilmente servito ghiacciato. A coloro che non lo sopportano
conviene chiederlo preventivamente a temperatura ambiente (“de
tiempo”).
Ogni sera è consigliabile capire dove e quando si farà
colazione il giorno successivo informandosi sull’orario di
apertura di bar e caffetterie che troppo spesso ignorano il “fenomeno
cammino” cominciando a servire soltanto verso le nove quando
i pellegrini sono già andati via. Alcuni “alberghi”
forniscono la prima colazione a prezzi irrisori, ma non sempre vale
la pena.
Nello zaino o, meglio ancora, nel marsupio non devono mai mancare
un paio di merendine/barrette energetiche (o frutta secca) e mezzo
litro d’acqua o più a seconda della tipologia della
tappa, le condizioni climatiche, la presenza di fontane sul cammino
(ricordare sempre che con l’avanzare dell’età
è consigliabile bere anche senza averne lo stimolo! ).
Per chi può, sono da evitare i mesi estivi. Sia per il caldo
che per l’ affollamento. Vanno bene maggio, settembre ed ottobre.
Meglio ancora fine aprile. Può fare un po’ più
fresco, ma c’è meno “traffico” e si utilizzano
meno ferie (ci sono di mezzo 25 aprile e I maggio).
Il percorso è misto. Si cammina su sentieri, strade brecciate,
terra, fango, asfalto. Tutto l’equipaggiamento (o quasi) deve
dare grande priorità alla salute del piede. Calzini, scarpe
e pomate assumono un’ importanza fondamentale.
E’ consigliabile detergere i piedi con l’apposito unguento
(o simili) mattina e sera. Può ridurre i rischi di vesciche
ed altro. Anche approfittare delle fontane dislocate sul cammino
per eventuali pediluvi è ottima norma.
Zaino ed Equipaggiamento indispensabile
Lo zaino (possibilmente di marca e provvisto di air-zone) non deve
superare i 45 lt di capienza ed avere almeno due comodi tasconi
laterali esterni.
Il suo peso complessivo dev’essere al massimo del 10 per cento
del proprio, ma è comunque consigliabile non andare oltre
gli otto chili (impresa non facile).
Questo rende inevitabile il lavaggio serale dei panni sporchi da
stendere durante la notte. Motivo per cui è importante limitare
al massimo il cotone che impiega troppo tempo ad asciugare. Inoltre
occorrono:
- La “credencial” del cammino (una specie di scheda
attestante la partecipazione) che
viene data in dotazione in qualsiasi “stazione” e che
dà diritto ad alloggiare negli
“alberghi”. Su di essa viene apposto il timbro ad ogni
località raggiunta
- Una guida (piccola e leggera) che informi sulle tappe possibili
- 1 sacco a pelo “tecnico” (cioè leggero e di
piccole dimensioni)
- 1 marsupio capiente e di facile apertura
- 1 scarponcino basso e comodo in gore-tex, già sperimentato
- 1 sandalo buono e con suola alta (da riposo per la sera e di riserva
per camminare)
- 1 paio di ciabattine doccia
- 2 magliette t-shirt “tecniche” + 1 di cotone da riposo
per la sera
- 1 polo “tecnica” a manica lunga e con colletto
- 1 micropile con zip
- 4 calzini (2 pesanti specifici per il trekking e 2 leggeri in
coolmax)
- 2 pantaloni sgambabili con zip
- 1 asciugamano da doccia in micro fibra calda sulla pelle
- 2 slip o boxer sgambati in micro fibra + 1 in cotone di riserva
- 1 cappello da sole protettivo di testa e viso, ma anche di nuca
e orecchie
- 1 poncho buono, per la pioggia
- 1 k-way (meglio se di quelli un po’ imbottiti e meglio ancora
se windstop)
- 1 fascia per la testa
- 1 coltellino multi uso
- 1 taglia unghie
- 1 occhiale sole
- 1 “unguento del pellegrino” o simile per i massaggi
- 1 ago ed uno spray di mercurio cromo, per le vesciche (le “ampollas”)
- 1 pomata tipo “Foille”, per irritazioni, eczemi, scottature
- 1 boccetta unica per doccia-shampoo-sapone panni-antisettico (tipo
“Candinet”)
- 1 luce frontale (per leggere la sera, ma anche da usare come torcia
per la notte)
- 1 penna
- Salviettine intime umidificate e carta igienica (se il bidet all’estero
è un problema,
nel cammino di Santiago è utopia assoluta!)
- 1 scatola di cerotti conpeed
- 1 crema solare (il sole batte quasi sempre sulla parte sinistra-posteriore
del corpo!)
- 2 tappi per le orecchie (se qualcuno di notte parla “russo”,
sono cavoli!!)
- 4/5 spille da balia (provvidenziali per appendere allo zaino i
capi non ancora
asciutti dalla sera prima)
Equipaggiamento facoltativo
- 2 bastoncini regolabili (possono ridurre il carico sulla schiena
fino al 25%)
- 1 cappello impermeabile per la pioggia
- 1 collirio
- 1 filo stendipanni e tre/quattro mollette
- 1 spugnetta da cucina per eventuale rimozione serale del fango
dalle scarpe
- 1 macchinetta foto
- 1 registratorino vocale per impressioni e commenti, oppure un
semplice notes
- Una beauty case piccola, ma soprattutto impermeabile ed appendibile
- 1 libro (per chi ama la lettura)
- 1 federa di garanzia igienica da applicare sui cuscini degli “alberghi”
.
Qualche “segno particolare”
Io ed il mio compagno di viaggio abbiamo fatto tre/ottavi dell’intero
cammino (300 km circa) da S. Jean P. de Port (nei Pirenei francesi)
a Burgos (Castilla-Leon) in 11 giorni, dal 6 al 16 maggio 2007.
Annoto qualche utile osservazione specifica:
L’impatto con San Jean è un po’ traumatico. Già
dalla prima sistemazione offerta dal centro smistamento pellegrini
si percepisce il passaggio ad una condizione quotidiana di una certa
durezza.
La prima tappa (S. Jean – Roncisvalle) è discretamente
dura. Sono 1200 metri di dislivello in salita ed il percorso presenta
spesso nebbia, pioggia, fango.
Larrasoana con il suo “albergo” è un buco di
paese. Da evitare.
A Pamplona (piacevole città) è da non perdere il bar
Iruna (il nome basco di Pamplona) nella piazza centrale. Pare fosse
il bar frequentato da Hemingway. E’ bellissimo ed a pranzo
offre un ottimo menù del giorno a prezzo conveniente (abbiamo
pagato 12 euro per paella, salmone, vino e dolce).
Sul cammino, nei pressi di Irache (provincia di La Rioja) , si trova
un’azienda vinicola che ha piazzato una fontana, accessibile
ai pellegrini, che dà vino a partire dalle ore 8 del mattino.
Peccato essere passati da quelle parti alle 7,30…
Anche Torres del Rio, posto con ricettività alloggiativi
minima, è da evitare.
Piacevole è la sosta ad Atapuerca: buon albergo del pellegrino,
buon ristorante (“Comosapiens”) ed ottima colazione
al mattino nell’unica pasticceria del paese (“las cuevas”).
A Burgos l’ hotel Jacobeo, in pieno centro, ha un buon rapporto
qualità prezzo ed è anche ubicato sulla strada del
cammino.
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