Maurizio
Corrado
KENYA-TANZANIA '92
27. 7. 92 Nairobi, Kenfish bar.
Pigghiate sta' sasizza.
Breakfast all'inglese. Sticazz'inglesi hanno colonizzatu'
world. Nuova Zelanda, sono inglesi, in Australia, in India,
in Africa, in Kenya più che mai.
Succo
di Papaya ( goodbypapay )
Da
ieri mattina in viaggio, treno fino fiumicino con jovanotti.
Sala
d'attesa al Cairo con biondina occhi azzurri biancolungo
vestita araba e marito nero oliva gelosissimo, lei guarda
il mondo di nascosto, più è nascosto e proibito,
più è intenso e curioso.
Mangio
anche la susizza di baba.
E' un po' dolce, che sia di giraffa?
Colonia,
coloniale è il bar dell'hotel, legno e marrone,
tazzine sbrecciate, tavoli e sedie consunti, muri sudati.
Si
vedono piccoli pulmini sudati colorati spesso a branchi,
fermi agli incroci, vicino gli autisti fischiano, ognuno
il suo cinguettio, forte e insistente, per riempirli e
partire.
La strada cinguetta. ed è fresco.
28. 7. 92 martes. Aeroporto di Nairobi, ore 13
Sala d'aspetto per Mombasa. Tavolini e sgabellini color
pastello, verdino, azzurrino, rosino, violino.
E'
arrivato l'aereo mentre scrivevo, sono a Mombasa, ore
7.30 di sera. New Tree Palm hotel, 2 tusker lager sul
tavolino, bar dell'albergo, poltrone rosse, pavimento
a mattonelline giallo africa, tutto molto coloniale, spazio,
sbrecciature, consunto, usato, molti indiani.
Grandi ventilatori dal soffitto.
Mercato
nel pomeriggio moschea.
Ieri
sera a nairobi ancora matatu protagonisti. Svelato mistero,
portano fuori città, ognuno in concorrenza con
l'altro, li fanno colorati, pieni di luci, musica, alta,
vere disco ambulanti.
Nel
bar del Princess hotel una coppia ci nota e sorride, ci
sediamo con loro, lei ha un viso dolcissimo e una bocca
che, più chiara della pelle del viso, diventa quasi
indecente nel rosa carne vicino ai denti, un rosa umido,
tumido.
Qui
giocano. Freccette. Come i soldati americani nelle basi
nato, quando fanno centro un suono elettronico segnala
l'avvenimento.
Le
donne più carine per strada guardano babe ( ogni
tanto con un gesto fulmineo chiudo una zanzara in un pugno,
stritolandola ).
29. 7. 92 Spiaggia di Diani
Ci credo che l'uomo è nato qui.
Mica scemo.
Quello che non capisco è perché se n'è
andato.
Sulla
strada baba vede uno scarabeo che si porta dietro la sua
palla di merda, è una danza, vi si arrampica sopra,
in equilibrio fa quanche centimetro, acrobata da circo,
poi scivola e la spinge, la fa rotolare verso la sponda,
al riparo dal matatu che passa sollevando nuvole bianche
impenetrabili.
New Tree Palms Hotel
C'è un'indiana che gestisce, è lei che gli
dà il sapore coloniale, al primo piano si apre
una corTe, le camere intorno sotto un porticato, uno dei
lati è più alto, altre camere, un lungo
terrazzo sul quale ora sono io.
Al
centro della corte, il tetto della hall, passando si vedono
i clienti seduti bassi sulle poltrone rosse, l'indiano
addormentato davanti alla birra appoggiata al tavolo.
Dal
verso sembrano cornacchie, cra, cra, si appoggiano al
tetto, l'indiana sale la scala, sopra i colori sono gli
stessi dei tetti del salento, bianco intonaco e nero catrame
che non fa piovere dentro. Nella casa di fronte il catrame
è scivolato giù, trasbordato sul giallino,
sembra proprio tufo quel giallino, sono a Maglie, unica
differenza da qui, sono le cornacchie, mai viste a Maglie.
Al
ritorno da Diani beach prendiamo il traghetto, LIKONI
FERRY, un branco di uomini ci aspetta, si avvicinano tutti
alla riva, si accalcano, variopinti, rumorosi, lo stesso
succede sulla barca, un altro branco uguale a quello sulla
riva si accalca a poppa, spinge sulle transenne, poi il
ferry arriva lento, i due branchi si guardano, ancora
divisi dall'acqua, si fronteggiano, si salutano, si urlano,
avvicinandosi. E' un attimo : dal ferry uno balza in terra,
poi un altro, un fiume di gente entra nell'altro che gli
si muove incontro, si mischiano, creano piccoli vortici,
si scontrano, si fronteggiano, si salutano, si urlano,
si penetrano, si mischiano, sono un solo branco e d'incanto
in un attimo si sono scambiati di posto, il branco a terra
ora è sul ferry e il branco sul ferry ora si sta
sparpagliando a terra, in ogni direzione, mai più
unito, fino al prossimo passaggio.
Il
vento solleva il vestito giallino dell'indiana appoggiata
al parapetto del tetto salentino. Si sposta, si siede.
E' sola, prende il fresco, guarda verso la casa di fronte,
ogni tanto si alza e solleva il coperchio di una delle
tre grandi vasche di alluminio appoggiate lì. Guarda
dentro.
Ve 31 Diani Beach Neptune Village
Alle sei in piedi, grilli, scendiamo all'oceano, sta per
salire il sole.
Non sto a dire dell'alba sull'oceano indiano, pensatevela
voi, è comunque comparso Dio, come sempre, fra
le nubi, enormi nubi color nube che si squarciano e zOt
il raggio che scende a far brillare un cerchio d'oceano,
un circolo d'oro sull'oceano color nube, barche di pescatori
intagliate nei tronchi, spiaggia bianca, palme che si
incurvano verso Dio, mucche keniote o chissà cosa
ferme anche quando passo loro accanto, casa di pescatore
di pietra fango e cemento e legno, tutto compreso, ottanta
sacchi al giorno in due.
Poi
arriva il papanero con un fax per me.
Queste
cazzo di casette sembra un villaggio degli gnomi in svizzera.
Tutte bianche, un gran tetto a punta di paglia, una scaletta
a chiocciola che gli si inerpica davanti.
Tti
'sti cazz'i tedeschi in sto' villaggio. Zzàrli
tutti.
Domenica 2, Neptune village
Con il legno di mango fanno le canoe - catamarani per
pescare.
Ieri sera allo Shakatak quante nere piene si salute e
di voglia, tra la puttana e la curiosa.
Improvvisamente
stamattina piove.
Lu 3
Incontro con james
toteldè a parler ed bajuk.
Aninposs piò. Bona.
Ma 4
Scaricato james finalmente l'africa mi permea.
Io animale - Tu animale . This is the feeling.
Ve 7 The blue Bus is calling us.
In bus to Lamu. Piove.
Tamburi,
mani come mazze violente contro la pelle tesa, strumenti,
prolungamenti del corpo, una grande pancia vuota il tamburo,
una pancia per suonare e parlare. Sul continuo del ragazzino
che batte su di una lattina, due giovani dialogano, ognuno
al suo tamburo, alcune frasi finiscono nello stesso punto,
dicono le stesse cose, si rafforzano.
Mombasa
Colore bianco sporco, un incrocio di strade grandi, un
paio di palazzi alti, poi case a uno, due piani, dall'incrocio,
la via che va al LIKONI FERRY é invasa dai venditori
di sculturine in pietra rosa e legno scuro. Un mercato,
le bancarelle espongono file di lucchetti, forbici, ninnoli,
perline, pile, coltelli da cucina, ciabatte di plastica,
collane e biro, gomme, orologi, cappelli.
Ogni
volta che mollo la testa si piega, il cervello si spegne,
i muscoli si stendono, ogni volta che quasi mi addormento
viaggiando, dopo qualche minuto sento che l'unico muscolo
teso del corpo s'ingrossa e pulsa.
Prima
sosta Malindi, paradiso degli italiani. Ci fermiamo davanti
ad un posto dove si mangia. L'unica altra bianca, oltre
ad un magro occhialuto seduto in fondo, scende e si siede
ad un tavolo, finisce giusto in tempo per ripartire, da
come si muove sembra avezza alla situazione. Tra the blue
bus ( is calling us ) e ' il ristorante ' miriadi di venditori
di noccioline, uova sode con sale, frutti della passione,
banane, il banchetto dove fanno gli spiedini tipo suvlaki,
il banchetto delle pannocchie abbrustolite.
Sa 8 Isola di Lamu, Shella beach
- Oh ! - dice il tipo dalla duna.
Balcone
dell'hotel Palace
Arrivati, Omar ci dice tutto già sulla barca, ci
porta ad una 'casa privata', seicento pesetas come volevamo,
c'è scritto 'casa privata' davanti, quakche mappa,
foto di tedeschi, un gran terrazzo, tetto ok no problem,
dò i 1400 pesetas al podo e 100 a Omar, poi scompaiono
entrambi, podo si porta via la bombola del gas, particolare
importante quando baba, nel momento in cui, felice per
aver risolto la cosa in mezz'ora e pronto al walklamu
mi dice - Ma ... - e dimostra che è tutto un piano
architettato bene ma poi neanche tanto per rapirla e portarla
nell'harem di un arabo dove, arrivata, non avrebbe potuto
fare a meno di togliersi la vita che non poteva vivere
senza di me. Tutto corrisponde. Il tipo che si porta via
la bombola del gas sembra fatto apposta per far cadere
le ultime speranze. Pronti a tutto prendiamo i soldi e
usciamo, due neri appollaiati vicino al portone non conoscono
nessun Kiùjo. poco dopo torniamo, prendo il bastone
e siamo fuori, fatta tutta la main street arriviamo ad
un hotel, salgo, ci fanno vedere la camera, 300 pesetas,
te le do fra dieci minuti che torno coi bagagli, ok, adesso
andiamo a mangiare, abbiamo preso tutto quello che ci
serve, il massimo che ci può succedere è
che ci fregano i bagagli e ci farebbero un favore così
ci liberiamo veramente del peso. Adesso mangiamo poi andiamo
a casa, se ci hanno rubato andiamo all'hotel, anzi andiamo
all'hotel subito, mangiamo qui, anzi perchè non
chiedi se hanno una stanza? si, ce l'hanno, dormiamo qui,
è carino, tutto bianco a punte arabe il ristorante
è bello, poi c'è la veranda sul mare, perfetto,
doccia, letto double, un po' buia la camera. Ordino 'Exaust
traveller', due calici di papaya e Kilimangiaro. Poi mama
male of head, cerco pastiglia, mama molto male va a letto
subito, ok, non si mangia buana, portami il Kilimangiaro
e Exaust in camera, torna tre volte senza Kilimangiaro,
baba a letto, distesa, ho la febbre, ho la febbre, non
ce l'hai, devo vomitare, ok ci siamo, fuori i pomodori,
ultimo residuo della casa di prima, mi sento meglio, anzi,
dov'è il pesce?
Mattina
Shella beach, deserto.
Stamattina
ha cantato il muezzin.
Halha
Sahlamah, qui lo scontro è fra conquistatori, esploratori.
All'arabo piaceva la costa, andalu, sicilia, nordafrica,
arabia, somalia, nordkenya, isole, Lamu : pieno islam,
niente con mombasa, nairobi : arabia, islam, come se arabi
- europei popoli esploratori, mentre africani no.
Necessario
uno studio delle coste.
Popoli Costieri - arabi, italiani, inglesi, francesi,
spagnoli (europei)
Popoli Continentali - africani, asiatici, australiani,
germanici
Lu 10 Shella beach
Allah è il dio del deserto
e maometto gli ha riunito i popoli.
Allah è il più grande ed è con noi
gott mitt us
L'arabo
niente buana, amico, alì, se ti metti il loro berretto
- nice event ! - mi dice un tipo sguardo tipo - adesso
puoi cominciare a godere sul serio - enjoy yourself -
un altro.
Il
negro è buana, j'm your slave, ti porto lo zaino,
ti accendo la siga, ti trovo questo, ti vendo quello che
vuoi, quando vuoi, qual'è il tuo prezzo? quanti
scellini mi dai?
Ho
preso un panno somalo, il tessuto è più
spesso di quello che usano qui, più vento e sabbia.
Ma 11, verso Mombasa
Lasciamo Lamu all'alba, all'hotel non riescono a farci
un caffè in tempo, siamo già sulla barca.
Il comandante è vestito pulito in grigio, è
guercio e aggiusta il colletto della camicia a quello
che raccoglie i soldi, un animale panzuto e lurido buono
solo a grugnire e a dire - ten scilling -
La
corriera è ferma a motore acceso, sono saliti dei
militari armati, ho sentito le parole - Somalia, Somalia
- tutti quelli in piedi nel corridoio sono scesi. Baba
mi dorme sulla spalla.
Ripartiamo.
La barca porta arabe velate.
Me 12 , Himu, appena dopo il confine con la Tanzania.
Partiti ieri sera da Mombasa. Taita bus, guidatore maomettano,
Allah è con noi, strade africane strette questa
asfaltata solo camion e corriere, intorno savana bianca,
la luna è grossa, piena, quando alzo gli occhi
al finestrino è tutto bianco, neve, polvere bianca.
Il bus è pieno di donne, vanno al mercato di Taveta,
al confine, a fare provviste, una banana uno scellino,
un terzo che a Mombasa, oggi è gran mercato a Taveta.
L'interno bus è vivacissimo, oltre alla guida spigliata,
ma Allah è con noi, le donne parlano, ridono, una
mama anziana sbaglia posto in continuazione, tutte hanno
kangas colorati, un paio di neonati strillanti. Uno inizia
dopo un colpo di tosse, in un momento in cui tutti acquietati
a luci spente, a occhi chiusi, appoggiati, io spinto fuori
dalla grossa presenza della mama seduta con noi, mi sdraio
nel corridoio fra i sedili, sull'asciugamano, prendo sonno,
subito un sogno arriva a tenermi aggrappato di là
ma ritorno al pianto del bimbo.
7.30pm New Castle Hotel, Mushi, Tanzania.
Il Kili appena rosato è appena sparito, spero torni
fuori più tardi, con la luna.
MUSHI
è un incrocio fra Forlì e Sofia. Ha una
piazza che è quella di Forlì allargata,
con le case più disperse, ma con lo stesso rigore
da regime, un monumentino che a Forlì è
beige e qui azzurro, tutto un po' sbrecciato, come in
est europa, bulgaria, stile ginnico, da palestra o istituto
di educazione fisica. Quei colorini azzurrini verdini
alle pareti. Comunque sempre un po' rovinato, mi è
rimasta in mano la maniglia della porta.
Effettivamente
il New Caste assomiglia più ad una baita di montagna,
col legno a vista e tutto. Ho trovato il mio coltello
: apparenza da bastoncino nero, si sfila un metallo morbido
e cattivo. Da affilare.
GI 13 KILIMANGIARO
VE
14 KILIMANGIARO
SA
15 KILIMANGIARO, Mandara 2737 metri
E' tre giorni che sono in un rifugio triangolare. Dormo
in un triangolo acuto, poi in un grande acuto più
in alto c'è il rifugio, con una stufa, tavoli e
panche di legno ai lati.
Uno
dei punti più frequentati da tutta l'Africa sicuramente,
ogni giorno decine di italiani, giapponesi, francesi,
spagnoli, inglesi, tedeschi e una moltitudine indefinita
di neri.
Ho fatto una camminata bestiale per arrivare qui. Momenti
duri.
Sto per discendere.
Un
cratere vicino, nebbia, poco niente sole, sospesi in un
posto che mi sembra badia Prataglia, dove andavo in colonia,
in toscana, solo un po' più grossi glki alberi,
poi proseguendo per dove la terra da nero fango si apre
in argilla.
ARUSHA
I ragazzi sono arrivati alle 11 e mezzo, saliti oltre
le nubi, sali e scendi, savana, altipiano, la montagna
in fondo.
Discesa
di tre ore, Arusha.
Passiamo
bananeti, coltivazioni di mais, caffè e ancora
banani dappertutto verdissimo, piante ovunque, immensi
campi si mais, girasoli, banani.
Anche
ad Arusha il monumento a Forlì in una piazzetta,
rotonda svincolo macchine, palazzi neofascisti, intorno
più moderati, anni '70, grandi palazzoni tipo congressi,
un po' sbrecciati e scrostati. Continua senso di pulizia,
tranquilla vita che va, niente angoscia di raggiungere
l'occidente, anzi.
Vita
notturna come all'est negli alberghi, complessini che
suonano, piccole disco. Entro in una, avanposto per i
ragazzi, tutti neri, qualche negrona che sluma, torno
su, un giro fino a forlì, altro albergo, altra
orchestrina.
Do 16, Lu 17, Lake Manyara
Visto animali tutto il pomeriggio e ieri pomeriggio. Zebre,
babbuini, gnù, poi oggi la mia prima giraffa e,
al tramonto, la leonessa, la vede Baba da lontanissimo,
arriva da dietro, Nixon, la guida, si ferma al nostro
colpo sul tetto del fuoristrada.
L'emozione
è arrivata ieri, al tramonto, con quei profili
d'albero sul cielo, per il resto ho mangiato con gusto
una cioccolata presa ad Arusha.
Baba
si arrabbia perchè non ci fermiamo ad un mercato.
Sono lì, tutti colorati, in piedi, sempre con quell'impressione
di momentaneo, temporaneo, precario che hanno tutti i
villaggi, appoggiati ai lati della strada, le scritte
rosse della coca con sotto il nome del paese, coca ancora,
fanta verde sulla casa rossa bassa bar, case basse, sparse,
azzurre, bianche, verdine, rosa, in quasi tutte la terra
rossa è salita e le ha colorate fino sotto alle
finestre. Dalla terra salgono e si colorano di bianco
azzurro e rosso coca cola.
Oggi
grandi distese piatte, gialle azzurre rosa e azzurre,
una striscia rosa nell'azzurro lagocielo, sottile, un
ago posato sul lago, appoggiato all'acqua, qui davanti
ippopotami - grezzoni - dice baba sbadigliano provocando
scrosci di clik fotografici dalle mandrie di turisti nel
recinto di sassi.
MA 18 Sagari Junction Lodge. Karatu.
Oggi Ngorongoro Crater ci arriviamo passando qualche masai
pologlotta laureato vestito per l'occasione, ci aspettano
sulla strada, in piedi o accovacciati - Dove posso trovare
questa stoffa? - sguardo meravigliato - In town, of course.
-
Arriva
nascosto e piano, dopo i primi leoni pigri si alza e riempie,
mood, spirito, atmosfera, suono, gusto, anima, feeling,
corpo del luogo, un cerchio di terra isolato dal mondo
da qualche migliaio di anni, difficile da raggiungere
e da lasciare, un tempo eterno, immobile dall'inizio,
dopo l'esplosione. Zebre ferme sull'erba, intere mandrie
di gnù immobili per ore, qualcuno muove un orecchio
e il vento si alza, un mulinello, lontano la striscia
bianca del lago salato, poi vento, polvere bianca, nebbia
sospesa contro le montagne, le zebre immobili sulla sabbia
grigia, un enorme rinoceronte cammina, dondola la testa
nella nebbia, vento, silenzio, zebre ferme, il deserto
bianco, piatto, inizia, vuoto, nessun animale, piste lo
attraversano, abbaglia e quando il vento lo raggiunge
solleva la nebbia bianca, avvolge rinoceronte, zebre,
iene immobili, sospese, e i due leoni appoggiati sulla
sabbia.
La terra in alcuni punti della montagna ha il colore dei
manti masai, rosso bruno, intenso verso il viola, molto
forte e pieno, unico.
Me 19 Serengeti
C'é una corrispondenza fra il rubinetto dell'acqua
fredda e lo scarico del cesso. L'acqua non c'é,
razionata anche a 125 dollari a notte, in questi alberghi
c'é anche sempre il generatore di corrente, tutta
la notte.
La lodge é appoggiata su i kipyes, enormi massi
arrotondati dal vento, topi enormi highland rats, camaleonti,
gechi-lucertoloni, tutt'intorno, una leonessa, un ghepardo
su di un albero tutto il pomeriggio, due gnù e
qualche gruppetto di gazzelle in tutto il parco, immense
piatte distese piatte di erba ingiallita, i cumuli di
terra degli highlands e il nulla. In fondo, montagne.
Suona il telefono, nessuno.
Gio 20 Arusha, New Arusha Hotel
In viaggio matura l'idea del Tanganika lake, quando finiamo
la benzina in cima ad una piccola collina masai di fianco
allo 'ngoro.
Sediamo
sull'erba, più in alto una collina verde di là
dalla strada. Pastori che vogliono il mio orologio russo,
il masai lo scambia con il coltello o il bastone.
Quando
il sole in quattro minuti scivola dentro al profilo spigoloso
della montagna, sto andando nel land verso Arusha.
Ora
in hotel dopo la partenza alle 9, sono le undici di sera.
Ripassiamo da Karatu, tutta polvere rossa, piccole case,
sarti con macchine da cucire di ferro e legno di fianco
alle porte, il mercato della frutta.
Ma 25 Changuu island
I due neri young sono ricomparsi, vogliono ritornare a
Zanzibar.
Baba gioca con una tartaruga piccola, avrà appena
una cinquantina d'anni, più sono giovani più
sono timorose, C 5, una delle prime, é grossa e
scatenata, mangia tutto quello che trova e mi si sta avvicinando.
Changuu
é l'isola delle prigioni, la si gira in un quarto
d'ora, al centro il rudere delle celle, alcune sono riadattate,
porte verdi nuove e letti, un proto-hotel, il rudere del
generatore in ferro, un grosso boiler di ruggine fra le
piante.
Me 26 Changuu
Bevo pepsi e peanuts, tre vcorvi davanti sul davanzale
del terrazzo, oggi Changuu come Rimini, bagno 15, tutti
italiani pochi stranieri, in fila sulla striscia di sabbia.
Do
30 Nairobi
Nairobi sembra quella che é: un posto ricostruito
dagli inglesi per i loro affari che prescinde completamente
dalla miriade di neri che la abitano dentro i palazzi
per le strade, dove si riconosce l'Africa nei matatu colorati
e rumorosi fino al fastidio, negli interni sporchi e scrostati,
nei bambini che ti si affollano intorno,che ti portano
le noccioline,uno, qui ai giardini dove sono, ha il senso
degli affari, come tutti si vuole ingrandire, diventare
padrone, si fa portare la cesta da uno appena più
piccolo e timido, e chede la mancia per lui.
Alcune
sembrano accucciarsi sotto il peso dell'enorme culo che
segna deciso la figura, segno forte più della pelle,
a vole spopositato, incredibile a vedersi per mole e autosufficenza,
quando danzano lui é un essere a parte, per suo
ritmo e natura si alza e vibra, unico catalizzatore di
energia.
25 Settembre, Pilastro
Tipo seme che sta buono poi quando uno si é scordato
viene fuori una testolina verde o quasi bianca che si
alza, pole pole pole.
Dico
il mal d'Africa il seme che sembrava non esistere, mangiavo
nutella non cagavo i leoni, fino al tramonto mentre la
gip andava.
Allora
vado a casa e apro le bottigliette. C'é quella
del Ngorongoro, ho cercato di disturbare la sabbia il
meno possibile, dal fondo del lago al pacchetto di sportsman
aperto solo sul tecnigrafo, con la polvere alzata, immobile,
com'era sempre stata.